Nell’omelia monsignor Nerbini ha ricordato che Cristo Gesù ha reso i sacerdoti “servitori di tutti esigendo da noi stessi il massimo. Che dovrebbero dire gli altri se trovassero in noi un atteggiamento di sufficienza, di trascuratezza?”. Poi l’invito ai due nuovi sacerdoti di curare la vita spirituale, da non mettere mai in secondo piano rispetto al servizio alla Chiesa e alla comunità che sarà loro affidata:
Da quando è arrivato a Prato, nel settembre 2019, il vescovo Nerbini ha ordinato nove sacerdoti del clero diocesano.
Michele Di Stefano è siciliano di Gela, da giovane è stato cuoco e cameriere. A 19 anni sceglie di fare il carabiniere di leva e viene mandato a Bardonecchia, in alta Val di Susa. Qui incontra e conosce don Mario Bonacchi, che ha una casa dove accoglie tantissimi ragazzi per le ferie estive. Arrivato a Prato nel 2009, due anni dopo la morte del sacerdote pratese, Michele viene accolto dall’allora vescovo Gastone Simoni per frequentare il seminario e studiare teologia a Firenze. Attualmente presta servizio alla parrocchia di San Pietro a Mezzana, dove domenica 9 giugno alle 11.30 celebra la sua prima messa.
Per lui, da Gela, insieme ai familiari sono venute alla messa di ordinazione oltre sessanta persone. C’era anche il suo parroco don Enzo Romano, che ha aiutato don Michele a indossare la veste sacerdotale durante la celebrazione. Presente una rappresentanza dei Carabinieri di Prato, in nome della vecchia appartenenza del prete novello.
Don Michele: “Quello di oggi non è un obiettivo raggiunto, ma l’inizio di un nuovo cammino, anche faticoso, ma ho la certezza di non essere solo e di avere l’aiuto di Dio. La mia intenzione è quella di stare vicino alla gente che soffre, che si sente sola”.
Giulio Vannucci è nato a Pistoia, dove ha vissuto fino a otto anni fa, quando ha deciso di entrare a far parte della comunità dei Ricostruttori nella Preghiera di Prato, con sede a Villa del Palco. Prima di maturare la vocazione ha conseguito due lauree, in Lettere e in Scienze della formazione, e ha lavorato come insegnante ed educatore. Ha anche suonato la chitarra a la tastiera in un gruppo folk punk molto attivo in zona, chiamato i Quanti: “Un periodo nel quale mi sono divertito tantissimo e che non rinnego”.
Poi l’incontro con i Ricostruttori e con la figura di padre Guidalberto Bormolini. Inizia per lui la vita comunitaria e la conseguente scelta del sacerdozio. “Negli ultimi tempi ho fatto il muratore e ho accolto le tante persone venute al borgo, una esperienza bellissima. Per me diventare sacerdote significa mettersi ancora di più a servizio, significa prendersi cura di tutto e di tutti”. Anche per lui in cattedrale erano presenti moltissime persone, tra queste tanti scout, perché il neo sacerdote è la guida spirituale dei gruppi Agesci di Prato insieme al confratello don Matteo Pedrini.