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Maxi frode doganale da 13 milioni, coinvolte aziende Prato

Gip tribunale Bologna su proposta Procura Europea. 80 militari GdF con unità cinofile cash dog. Contrabbando. Stoffe irregolari per 63 milioni provenienti da Cina

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PRATO – Maxi frode doganale da 13 milioni, coinvolte aziende Prato

Maxi frode doganale da 13 milioni, perquisizioni e sequestri per oltre sette milioni della Guardia di Finanza a Prato, Bologna e Ferrara martedì 9 aprile. Provvedimenti adottati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna su proposta della Procura Europea Eppo – Ufficio di Bologna.

Impegnati 80 militari i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna e  Prato, con tre unità cinofile con cani anti-valuta cash-dog.

Coinvolte aziende di Prato.

Il provvedimento di sequestro preventivo, illustra Guardia di Finanza, finalizzato alla confisca e di ammontare di oltre 7 milioni di euro, consegue alle attività di indagine, condotte dai finanzieri del I Gruppo Bologna, con la collaborazione dei colleghi del Gruppo Prato, sotto il coordinamento della Procura Europea (Eppo).

I reati ipotizzati sono quelli di contrabbando, falsità ideologica, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Nell’indagine risultano attualmente indagate otto persone fisiche e, ai sensi della legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti, sette persone giuridiche.

La merce irregolarmente importata, consistente perlopiù in stoffe grezze, utilizzate per il confezionamento di capi d’abbigliamento, ammonta a oltre 13.600 tonnellate, per un valore di circa 63 milioni di euro. Evasione Iva all’importazione riscontrata è pari a più di 13 milioni di euro.

Il contesto delle indagini verte su di uno strutturato sistema di introduzione illegale sul territorio nazionale, di merci di origine extracomunitaria, prevalentemente provenienti dalla Cina, con stoccaggio anche presso l’importante hub logistico dell’Interporto di Bologna Bentivoglio.

Nella frode sono coinvolti titolari e dirigenti di diverse società di spedizione doganale, unitamente a imprenditori di origine cinese, operanti presso diverse aziende con sede nella provincia di Prato.

Le indagini, sottolinea GdF, hanno consentito di rilevare come gli importatori delle merci abbiano introdotto le stesse nel territorio comunitario, facendole transitare falsamente in depositi Iva. Tale condotta avrebbe consentito a questi importatori, utilizzando indebitamente un particolare regime fiscale, di non versare l’Iva dovuta all’importazione.

I sopralluoghi e le verifiche documentali condotte dai Comandi della Guardia di Finanza di Bologna e di Prato, anche con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del capoluogo felsineo, “hanno potuto infatti appurare come la merce importata, una volta presentata la documentazione doganale che ne attestava il transito presso il deposito Iva, procedeva, in spregio della normativa prevista in tale ambito, verso i magazzini – prevalentemente localizzati in provincia di Prato – delle società importatrici. Gli accertamenti hanno infatti consentito di verificare tale effettiva destinazione delle merci introdotte in frode sul territorio comunitario”.

 

© Riproduzione riservata

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