PRATO – Palazzo Pretorio Prato: nuovo nucleo storico Risorgimento
Palazzo Pretorio Prato, Il Museo di Palazzo Pretorio porta all’attenzione della città un altro nucleo dai depositi e presenta una nuova teca dedicata ad alcuni cimeli appartenenti all’ex Museo del Risorgimento, allestito nel Palazzo ai primi del Novecento. Giunge così a conclusione il progetto di ampliamento che ha visto di recente l’inaugurazione della sala ‘Dai Depositi al Museo’, della sezione Prato prima di Prato e di una parte del percorso tattile sensoriale per un Museo che desidera condividere ed essere ambasciatore anche della storia del territorio.
Sindaca Ilaria Bugetti: “Con questa nuova sezione il nostro Museo Civico si rafforza ulteriormente e ci regala un quadro completo della storia della città. Prato ha avuto un ruolo di primo piano nel Risorgimento, ben raccontato dagli oggetti esposti a Palazzo Pretorio. Oggetti donati al Comune nel corso degli anni dagli stessi pratesi che presero parte attivamente a questo fondamentale passaggio della storia del nostro Paese. Una nuova area espositiva che ben rappresenta anche l’alto valore scientifico del lavoro portato avanti dalla direttrice Rita Iacopino e da tutto il personale per valorizzare il grande patrimonio del nostro Museo. Un punto di forza e un motivo di orgoglio per noi amministratori comunali».
Nella nuova sezione si possono ammirare fucili, sciabole, elmi e accessori da uniforme, provenienti soprattutto da cittadini pratesi che, a partire dalla fine dell’Ottocento, vollero donare al Comune rare testimonianze della loro partecipazione all’epopea risorgimentale.
Rita Iacopino, direttrice del Museo di Palazzo Pretorio: “La ricognizione completa del materiale appartenente all’antico Museo, che ha richiesto un accurato lavoro di inventariazione, datazione e documentazione, ha portato alla decisione finale di creare una sezione dedicata a questo periodo, completando l’allestimento del piano terra del museo, che racconta, attraverso oggetti particolari e opere significative, la storia della città”.
Il lavoro di riscontro inventariale per la ricognizione sulle armi e sui materiali bellici è stato realizzato in convenzione con il Coordinamento toscano per la promozione dei valori risorgimentali e con l’aiuto dell’associazione ARMORUM Ars di Dovadola. I restauri di alcuni degli oggetti in mostra sono stati eseguiti dal laboratorio di restauro del Museo del Tessuto e da Jennifer Di Fina.
Nella nuova teca, una piccola ma significativa esposizione è riservata ad Adriano Zarini, militare e patriota, in cui sono raccolti un dipinto di Tommaso Palloni, che lo ritrae a cavallo con indosso l’uniforme da Dragone Toscano, e il prezioso elmo con ciniglia, le pistole da viaggio, e gli stivali da dragone con le iniziali A e Z sulla suola che, composte dai chiodini da calzolaio, lasciavano orme sul fango o sulla polvere.
Un focus sul periodo 1848-49, quando i pratesi parteciparono in gran numero all’accesa stagione democratica che culminò con il Governo Provvisorio Toscano di Guerrazzi, Mazzoni e Montanelli.
In mostra: elmi cesellati appartenuti alla guardia civica, spalline, complementi d’uniforme e sciabole di rara bellezza che con i loro decori rappresentano le capacità artistiche degli armaioli toscani del XIX secolo. Accanto a questo, armi come quelle con cui i toscani combatterono a Curtatone e Montanara nonché la famosa medaglia che decorava il petto dei reduci di quella battaglia.
Alessandro Minardi, storico e vicepresidente del Comitato della Romagna Toscana per la promozione dei valori risorgimentali: ” Questo spazio espositivo è uno dei pochi in regione dedicati al Risorgimento: a Palazzo Vecchio c’è una sala con busti e dipinti dedicata a Firenze Capitale; a Lucca nel Palazzo Ducale, un museo del Risorgimento; a Modigliana uno dedicato a Don Giovanni Verità e alla trafila garibaldina in toscana. La riapertura al pubblico di uno spazio come questo, ancorché piccolo, rappresenta quindi un fondamentale strumento per preservare la memoria degli eventi e dei personaggi che portarono all’unità d’Italia”.
Per ulteriori approfondimenti sul Museo del Risorgimento e sul periodo storico che rappresenta, Il Museo di Palazzo Pretorio, in collaborazione con la Biblioteca Roncioniana e l’Archivio di Stato di Prato, organizza in autunno il ciclo di incontri Il Risorgimento a Prato. La storia, la memoria, i documenti, il museo, aperti al pubblico.
20 settembre 2024 ore 17. Museo di Palazzo Pretorio (Piazza del Comune, Prato)
Relatori: Rita Iacopino, direttrice del Museo di Palazzo Pretorio di Prato; Christian Satto, ricercatore di Storia contemporanea alla Università per Stranieri di Siena e presidente del Coordinamento dei Comitati per la Promozione dei valori Risorgimentali.
9 ottobre 2024 ore 17 – Archivio di Stato (Via Ser Lapo Mazzei 41, Prato)
Relatori: Niccolò Lucarelli, storico militare; Adele Manzoni, archivista.
23 ottobre 2024 ore 17 – Biblioteca Roncioniana (Piazza San Francesco 27, Prato)
Relatori: Andrea Giaconi, assegnista di ricerca presso l’Università della Calabria e segretario del Comitato Pratese per la Promozione dei valori Risorgimentali; Alessandro Minardi, storico e vicepresidente del Comitato della Romagna Toscana per la promozione dei valori Risorgimentali; Giovanni Pestelli, Biblioteca Roncioniana.
L’antico Museo del Risorgimento
Collocato almeno dal 1912 in una saletta al primo piano del Palazzo Pretorio, il Museo del Risorgimento si era formato con le prime donazioni, in particolare con quella di Adriano Zarini, ai primi anni del Novecento.
Facevano parte di questo prima esposizione monture della Guardia Nazionale, medaglie, fucili con baionetta, quattro tamburi della Guardia Nazionale, due selle (alla dragona e all’inglese), finimenti, due quadretti del Palloni, dei quali uno oggi esposto nel Palazzo Comunale, spade, sciabole, rivoltelle e altri cimeli e oggetti, tra cui anche i lucchi ottocenteschi e la Mazza del Gonfaloniere esposti a questo piano.
Come altri musei del Risorgimento sorti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il museo pratese si proponeva di educare il popolo agli ideali patriottici, grazie anche al contributo delle tante donazioni che in quel periodo giunsero al Comune e poi al Museo Civico, che divenne il naturale contenitore delle memorie cittadine, favorendo la conoscenza storica del passato più recente.
Nel 1919 spettò ad Angiolo Badiani il riordino del museo del Risorgimento, che raccolse i ricordi della guerra appena finita con la collaborazione del Comitato per l’erezione di un monumento ai caduti e del generale Nannicini, che contribuì ad incrementare notevolmente la raccolta di cimeli. A seguito dei lavori di restauro del primo piano del palazzo, compiuti nel 1926, il museo del Risorgimento fu spostato al primo mezzanino dove trovarono collocazione le acquisizioni più recenti, relative alla Grande Guerra e alle donazioni sempre più numerose di privati: si aggiunsero bombe, lanciabombe, fucili, lettere, ritratti con dedica “di tutti i condottieri della Grande Guerra” e proclami a stampa.
Durante il Fascismo, che si proponeva come prosecutore ideale del Risorgimento, vennero raccolti altri materiali, tanto che nel 1934 il Museo del Risorgimento ebbe bisogno di maggiore spazio e fu trasferito nella sala più grande dello stesso mezzanino. Negli anni successivi nuove donazioni ne aumentarono il patrimonio, che si arricchì di numerose incisioni, lettere e oggetti, tra cui l’elmo e la sciabola dell’architetto Fortunato Rocchi, donati dal figlio Raffaello nel 1936. Nello stesso anno giunse al museo il Fondo Cironi, costituito da manoscritti, ricordi e miscellanee del patriota pratese, Piero Cironi, ora custoditi all’Archivio di Stato di Prato. Gran parte della raccolta del Museo del Risorgimento confluì nella grande mostra dedicata al Risorgimento che si svolse al primo piano del Palazzo Pretorio nel settembre-ottobre 1937 e alla quale parteciparono la Biblioteca Roncioniana, il Convitto Cicognini, l’Arciconfraternita della Misericordia, l’Ospedale della Misericordia e privati cittadini, mettendo a disposizione della comunità cimeli, armi, documenti, stampe, cartoline per quello che fu l’ultimo grande evento intorno al Museo del Risorgimento, sempre più inserito nella propaganda di impronta fascista.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e il nuovo allestimento del Museo Civico di Giuseppe Marchini del 1953 i cimeli e i materiali del Museo del Risorgimento rimasero custoditi nei depositi, circondati da una sorta di damnatio memoriae per ciò che rappresentarono durante il periodo fascista. La nuova catalogazione di questi oggetti e l’allestimento di questa vetrina hanno lo scopo di rinnovare l’interesse nei confronti dell’epopea risorgimentale, portatrice di valori di indipendenza e libertà, con una visione privilegiata rivolta agli avvenimenti ed ai protagonisti locali.