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A San Casciano torna all’Oratorio della Concezione un dipinto del Seicento salvato dalla guerra

SAN CASCIANO VAL DI PESA – Torna a casa un altro dipinto recuperato e salvato dagli orrori della seconda guerra mondiale, l’Immacolata Concezione di Giovanni Montini.

L’arte vince sulla guerra e la bellezza diventa il principio universale che la comunità, il piccolo mondo antico di San Casciano, si impegna a salvare. La statuetta in gesso d’inizio Novecento che raffigura la Madonna di Lourdes non è l’unica immagine della Vergine ad essere sopravvissuta alle bombe e agli orrori della guerra. C’è un altro tesoro che il Comune di San Casciano in Val di Pesa, insieme alla parrocchia di Sant’Andrea in Percussina, ha contribuito a scoprire, valorizzare e restituire alla comunità. A distanza di 80 anni riaffiorano dal passato le origini, la singolare storia dell’Immacolata Concezione, proveniente dall’Oratorio della Concezione di San Casciano, detto il Chiesino, edificio sacro andato distrutto nella tragica estate del ‘44. Una narrazione evocativa, che è diventata l’esempio di un percorso collettivo, simbolo dell’appartenenza ad una identità ed un patrimonio comune.

Fu un parroco, don Pietro Trentanove, che nei drammatici momenti del passaggio del fronte che portarono alla distruzione di gran parte del paese e dello stesso Chiesino, a mettere in salvo l’Immacolata Concezione. Un parroco semplice, pragmatico, sensibile, che contribuì a salvare a salvare una parte importante del patrimonio artistico sancascianese trasferendo il dipinto nella sua chiesa di Sant’Andrea in Percussina. È la tela dell’Immacolata Concezione (1655 – 1660 circa), recentemente posta al centro di un percorso di studio e ricerca, curato dallo storico dell’arte Federico Berti che ha attribuito l’opera al pittore fiorentino Giovanni Montini (1613-1673), allievo di Jacopo Vignali.

Un’elegante rappresentazione di Maria, sospesa nel cielo e accompagnata da due angioletti, con la veste bianca arricchita alla vita da un nastro azzurro, ritratta mentre schiaccia col piede un serpente, metafora cristiana dell’essere nata senza peccato.

Salvato dalla furia distruttiva del secondo conflitto mondiale, il dipinto che un tempo ornava l’altare dell’oratorio, noto con il nome del Chiesino, un edificio sacro di origine seicentesca, addossato su una delle torri delle mura medievali, rivela in forma inedita un’importante pagina della memoria storica locale, legata al passaggio del fronte e alla ricostruzione del percorso di vita e devozione popolare di un’opera d’arte di altissimo profilo culturale, artistico e religioso di cui nei mesi scorsi sono state scoperte le origini ed è stata definita la paternità.

In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione di San Casciano in Val di Pesa sono tre gli eventi promossi e organizzati dal Comune per accogliere l’atteso ritorno a casa, seppur temporaneo, della tela seicentesca nel cuore storico del capoluogo.

Oggi, 26 luglio, alle 18,30 il dipinto di Giovanni Montini sarà esposto tra le sale del museo Giuliano Ghelli con gli interventi del sindaco Roberto Ciappi e Don Andrea Bigalli.

Alle 19,30 in piazza delle Erbe sarà inaugurata la mostra interattiva Storie Liberate – Il Chiesino con gli interventi musicali del coro Quodlibet, diretto da Eugenio Dalla Noce, e le letture a cura di Tiziana Giuliani.

L’iniziativa si conclude alle 21,30 con la presentazione del volume L‘Immacolata Concezione del Chiesino. Un’opera salvata in tempo di guerra da San Casciano a Sant’Andrea in Percussina 1944-202” a cura di Nicoletta Matteuzzi con un saggio di Federico Berti (Masso delle Fate, 2024) e i contributi di don Andrea Bigalli e Giovanna Bigalli, Sara Gremoli, Angela Matteuzzi e Lucia Cioppi. Il libro è un progetto realizzato con il contributo del consiglio regionale e il contributo della parrocchia di Sant’Andrea in Percussina. Le immagini storiche sono quelle provenienti dall’archivio del Gruppo La Porticciola; quelle dell’opera sono di Claudio Giusti.

“La pubblicazione del volume e l’intero programma delle iniziative dedicate all’opera – dichiara il sindaco Roberto Ciappi – nascono dalla condivisione di una volontà comune, un obiettivo di cura, attenzione e approfondimento della comunità dedicato alla storia del nostro territorio e alla stretta relazione che emerge tra le persone e le opere d’arte, persino nell’epoca in cui la violenza, la morte, la discriminazione pervadevano le vite delle famiglie, minacciate dal terrore e dalla ferocia nazifascista”.

“Sono tanti i temi, le storie, i valori cui diamo voce per raccontare il percorso di un’opera che si credeva perduta – precisa Nicoletta Matteuzzi, direttrice del Museo Ghelli, nonché responsabile e coordinatrice del Sistema Museale Chianti Valdarno – si porta alla luce, ad esempio, la vicenda di un prete, una sorta di monument man, che si impegna concretamente e si distingue nella tutela del patrimonio culturale dalla distruzione e dal saccheggio della seconda guerra mondiale, figura che emerge dalla raccolta di testimonianze su Don Trentanove. Emerge una grande partecipazione della comunità nel desiderio di appropriarsi di un manufatto di indubbio valore artistico confermando il proprio legame con l’opera e l’arte in generale; il nostro lavoro ha inoltre mirato a riportare temporaneamente il dipinto, esposto dopo il restauro all’interno della chiesa di Sant’Andrea in Percussina, nel centro storico di San Casciano, per farlo conoscere alla comunità locale a tutti i visitatori, un’opera che già la comunità aveva accolto nel 1944, e che adesso torna ad essere vissuto come oggetto d’affezione ed identità. Ci tengo ancora una volta a ringraziare la comunità di sant’Andrea in Percussina, per mezzo della quale l’opera è stata sottoposta al restauro che ha dato avvio all’intera ricerca”.

© Riproduzione riservata

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