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Inflazione: Toscana seconda regione più cara. Firenze in top ten

Inflazione: Toscana seconda regione più cara. Firenze in top ten

 

Istat conferma le stime relative a inflazione nel mese di maggio 2024.

Toscana è la seconda regione più cara con un’impennata del costo della vita di 272 euro su base annua, dopo il Veneto, 324 euro.

In testa alla classifica delle regioni più costose, con un’inflazione annua a +1,3%, il Veneto che registra a famiglia un aumento medio pari a 324 euro su base annua. Segue la Toscana, crescita dei prezzi 1.1%, impennata costo della vita 272 euro. La terza regione più cara  l’Emilia Romagna +0,9% e aumento 237 euro.

Ed è tra le prime dieci città più care in Italia Firenze, più 1.4% .

Al primo posto dell’inflazione ci sono Parma e Rimini, inflazione 1,6%, 435 euro su base annua. A Venezia più 1.4%, incremento 369 euro. Firenze +1,4% ha una spesa supplementare pari a 366 euro annui. Cagliari +1,5%, pari a 312 euro, poi Padova +1,2%, +308 euro. Trieste +1,2%, +293 euro, al settimo posto Milano ex aequo con Napoli +286 euro poi Verona, +1,1%, +283 euro, e Perugia +1,1%, +270 eur. Chiude la top ten Roma +0,9%, +233 euro.

 

Nel mese di maggio 2024, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua (come nel mese precedente), confermando la stima preliminare.

La stabilità dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +2,5% a +1,8%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,7% a +2,4%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%); per contro, si attenua la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -13,9% a -13,5%) e si interrompe quella dei regolamentati (da -1,3% a +0,7%) e accelerano lievemente i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,8% a +4,3%).

Nel mese di maggio l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera, così come quella al netto dei soli beni energetici (entrambe da +2,1% a +2,0%).

La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione leggermente più ampia (da -0,6% a -0,9%) e quella dei servizi è stabile (a +2,9%), determinando un aumento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,8 punti percentuali, dai +3,5 di aprile).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +2,3% a +1,8%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,6% di aprile a +2,5%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+1,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,5%) e dei Beni alimentari non lavorati (+1,4%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-1,1%) e dei Beni durevoli (-0,5%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,2% su base mensile e dello 0,8 su base annua (da +0,9% di aprile), confermando la stima preliminare.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione dello 0,2% su base mensile e di 0,8 su base annua.

© Riproduzione riservata

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