Il sistema di welfare italiano si trova in una fase di profonda trasformazione, combattendo su due fronti cruciali: la riorganizzazione interna per il sostegno alla disabilità e ai caregiver, e la gestione strutturata dei flussi migratori per colmare il fabbisogno di assistenza alle famiglie del Paese.
È su questa strada che si inserisce il finanziamento da 257milioni di euro celebrato dalla ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, nell’ambito del Forum della Non autosufficienza e delle autonomie possibili, organizzato dal Gruppo Maggioli, in corso a Bologna.
La Riforma Locatelli: 257 milioni per i caregiver
La ministra ha rivendicato il percorso virtuoso della Riforma della Disabilità, che entrerà pienamente in vigore il 1° gennaio 2027: “Ad oggi sono 20 le Province in cui è partita la sperimentazione, nel 2026 se ne aggiungeranno altre 40 – ha dichiarato Locatelli -. La nostra bussola è sempre stata quella di mettere la persona al centro, perché, in linea con quanto stabilito dalla Convenzione Onu sui Diritti dei disabili, la disabilità non è una condizione di limite ma il frutto di un’interazione negativa con l’ambiente”.
“È in corso un cambiamento epocale – ha aggiunto la ministra -, che mette la persona al centro evidenziandone abilità e unicità: le risorse che mettiamo in campo a sostegno della disabilità non sono una spesa, ma un investimento sulle competenze, le inclinazioni”.
“Il caregiver familiare ha la necessità di vedere riconosciuto il proprio ruolo che spesso può comportare un impegno non stop – ha sottolineato la ministra Locatelli -. La nostra proposta di legge, elaborata da un tavolo di 50 soggetti tra territori, famiglie, associazioni, arriva dopo 10 anni di tentativi, e in questo la stabilità del Governo gioca un ruolo importante: in essa si distinguono le tutele per il caregiver a tempo pieno da quelle per chi ha carichi di lavoro di diversa intensità”.
Nella nuova finanziaria è già stata decisa una copertura economica di 257 milioni: “Non è abbastanza – ha aggiunto la ministra -, ma occorre segnare un punto di partenza”. Ed in questa stessa direzione, arriva l’approvazione definitiva del Decreto Flussi che porta con sé un’importante espansione delle quote di stranieri ai quali sarà consentito l’accesso nel Paese per supportare il fabbisogno di assistenza, ma anche la persistenza di criticità procedurali, fra cui spicca il meccanismo del “click day”.
Decreto flussi
Contestualmente agli sforzi interni per la riforma, il Senato ha dato ieri il via libera definitivo al Decreto flussi, già approvato dalla Camera. Il provvedimento reca disposizioni urgenti per l’ingresso regolare di lavoratori stranieri ed è fondamentale per la tenuta sociale e il benessere delle famiglie italiane, data la centralità del lavoro domestico e di cura che la longevità e le fragilità del Paese impongono.
La viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, ha sottolineato che l’approvazione rafforza un modello di immigrazione legale, ordinata e orientata alla tutela del lavoro. Un successo rivendicato dalle associazioni di settore, come Assindatcolf, è l’allargamento della platea dei beneficiari delle 10 mila unità fuori quota previste annualmente.
Queste quote, confermate fino al 2028, ora consentono l’ingresso di assistenti familiari non comunitarie anche per la cura dei bambini dalla nascita fino a sei anni, oltre che per anziani e persone con disabilità. Secondo l’associazione di settore Nuova Collaborazione, riconoscere il lavoro domestico nel quadro del Decreto flussi significa riconoscerne il ruolo sociale come pilastro del welfare familiare.
Il decreto introduce nuove tutele, come la possibilità per i lavoratori stranieri di avviare l’attività lavorativa in attesa del rilascio, rinnovo o conversione del permesso di soggiorno. Vengono rafforzate anche le misure contro lo sfruttamento, includendo l’accesso all’Assegno di Inclusione per le vittime di sfruttamento e di violenza domestica, e ampliando il tavolo contro il caporalato.
La criticità del “Click day”
Nonostante i progressi e l’ampliamento delle quote extra, le procedure di accesso al Decreto Flussi rimangono un ostacolo significativo. In particolare, Assindatcolf ha lamentato che i tempi lunghi, la burocrazia complessa e il meccanismo del click day rendono lo strumento “inadatto a soddisfare pienamente le esigenze delle famiglie nel settore dell’assistenza”. Un’inefficienza procedurale che frena l’obiettivo di garantire un canale stabile, regolato e programmabile, necessario in un comparto in cui la richiesta di figure qualificate è in costante crescita.
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