La Lega ha presentato alla Camera una proposta che restringe i contorni dell’accesso alla cittadinanza italiana, introducendo requisiti più severi e ampliando i casi di revoca. Il testo, firmato dai deputati Jacopo Morrone e Riccardo Molinari, capogruppo del partito a Montecitorio, interviene sulla legge 91 del 1992 e sul Testo unico per l’immigrazione, le due norme che oggi regolano la materia.
La proposta arriva dopo il fallimento del referendum che puntava a dimezzare da dieci a cinque gli anni di permanenza in Italia per chiedere la cittadinanza ma non ha raggiunto il quorum costituivo. A giugno circa il 60% dei votanti ha votato a favore del dimezzamento (quorum deliberativo), ma solo il 30,6% degli aventi diritto si è espresso sul quesito, ben al di sotto del 50% più uno richiesto dalla legge.
Per i deputati leghisti, da quella occasione “è emersa in modo ancora più chiaro la volontà del popolo italiano” di non voler allargare le maglie della cittadinanza perché “gli italiani considerano lo status di cittadino come un riconoscimento importante, da attribuire solo agli stranieri residenti nel territorio nazionale che dimostrino di meritarlo”.
Il testo depositato alla Camera propone di “razionalizzare il sistema di riconoscimento della cittadinanza e di accesso allo status di lungo soggiornante che consente un immediato e pieno accesso ai diritti sociali, determinando un grave onere per le finanze pubbliche”.
Tra i nuovi requisiti proposti spicca l’esame di integrazione.
L’esame di integrazione per la maggiore età
Il cuore della proposta introduce un esame obbligatorio di integrazione per chi, raggiunta la maggiore età, intende ottenere la cittadinanza italiana. Il superamento della prova diventerebbe condizione necessaria per acquisire il passaporto italiano, affiancandosi ai requisiti già previsti dalla normativa vigente. La legge del 1992 richiede ai richiedenti la cittadinanza per residenza di dimostrare di possedere un reddito sufficiente al sostentamento e di conoscere la lingua italiana a un livello B1. La proposta leghista aggiunge un ulteriore livello di verifica, anche se il testo depositato non specifica il contenuto dell’esame di integrazione.
Fedina penale e procedimenti in corso
Tra i paletti più stringenti figura l’assenza di condanne o procedimenti penali per delitti non colposi anche in merito ai procedimenti in corso, non solo alle sentenze definitive.
La norma si inserisce nel filone delle cosiddette “norme anti-maranza“, espressione utilizzata per indicare misure contro comportamenti devianti o violenti. L’ampliamento dei casi di revoca della cittadinanza rappresenta un altro pilastro della proposta: la nazionalità italiana potrebbe essere tolta con maggiore facilità a chi si rende responsabile di reati gravi dopo averla ottenuta.
“Per lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, non è più sufficiente la dichiarazione di voler acquisire la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data, ma si prevedono altresì ulteriori requisiti, quali: il superamento dell’esame di integrazione, i cui contenuti e le cui modalità di svolgimento sono stabiliti con decreto del ministro dell’Interno, che è volto a verificare l’effettiva integrazione nonché la conoscenza delle regole sociali e giuridiche minime; l’assenza di condanne penali per delitti non colposi; l’assenza di procedimenti penali in corso per delitti non colposi; la non ammissione all’applicazione della pena su richiesta delle parti per delitti non colposi e l’assenza di delitti commessi nei tre anni precedenti per i quali si è beneficiato del perdono giudiziale”, si legge nel testo.
Stretta sui ricongiungimenti familiari
La proposta interviene anche sui ricongiungimenti familiari, prevedendo requisiti più severi per chi intende far arrivare in Italia i propri congiunti. Attualmente il Testo unico per l’immigrazione disciplina il ricongiungimento sulla base di parametri reddituali e alloggiativi: il familiare già presente in Italia deve dimostrare di avere un’abitazione adeguata e risorse economiche sufficienti.
Le modifiche proposte dalla Lega puntano a irrigidire questi criteri, rendendo più selettivo l’accesso al ricongiungimento. Nel testo, composto di due articoli, non vengono però dettagliati gli standard numerici o i limiti specifici che verranno introdotti.
L’iter parlamentare ancora da avviare
La proposta di legge risulta consultabile sul sito della Camera, ma non è ancora stata assegnata alla commissione competente per l’esame. L’iter parlamentare dovrà quindi attendere la calendarizzazione dei lavori e l’avvio della discussione in sede di commissione Affari costituzionali, che ha competenza sulla materia della cittadinanza.
Il dibattito si preannuncia intenso. Da un lato, chi sostiene la necessità di controlli più rigorosi e di un’integrazione verificata attraverso parametri oggettivi. Dall’altro, chi ritiene che ostacoli burocratici e requisiti troppo severi possano rallentare l’inclusione di persone già inserite nel tessuto sociale ed economico italiano, nonché fondamentali per la tenuta del welfare
—
Popolazione
content.lab@adnkronos.com (Redazione)


