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La crisi abitativa italiana tra sfratti, morti e immobili vuoti: urge un Piano Casa

Sono passati 15 giorni da quando, lo scorso 14 ottobre, in un casolare di via San Martino, a Castel d’Azzano, nel veronese, una donna di 59 anni ha fatto esplodere numerose bombole del gas causando la morte di tre carabinieri. Parliamo del luogotenente speciale Marco Piffari, 56 anni, del carabiniere scelto Davide Bernardello, altrettanto cinquantaseienne, e del brigadiere capo speciale Valerio Daprà, 36 anni. Si trovavano lì per sgomberare la palazzina.

Pochi giorni prima, a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, Letterio Buonomo, di 71 anni, è morto gettandosi dal sesto piano dell’abitazione nella quale viveva mentre era in corso lo sfratto dell’appartamento. Il gesto disperato è stato compiuto quando ha visto arrivare l’ufficiale giudiziario.

E non ultimo, il 23 ottobre, le immagini provenienti da un condominio in via Michelino 41, a Bologna, hanno immortalato polizia e carabinieri intenti a sgomberare, a manganellate e in tenuta antisommossa, famiglie con bambini.

Diverse scene che hanno spaccato l’opinione pubblica, ma che evidenziano un unico grande problema che torna a far rumore: la crisi abitativa italiana, con tutte le conseguenze che ne derivano.

I dati degli sfratti in Italia

Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, nel 2024, in Italia sono stati richiesti 81.054 provvedimenti di sfratto. Le richieste di esecuzione hanno toccato quota 40.158. Gli sfratti eseguiti? 21.337. La causa principale è la morosità delle famiglie che occupano gli immobili, alias: non riescono a pagare il canone mensile di locazione.

I dati non sono omogenei su tutto il territorio nazionale. Le regioni con più sfratti eseguiti nel 2024 sono: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Campania. Seppur in calo, rispetto al 2022, anno in cui gli sfratti eseguiti sono stati più di 30mila, i numeri del ministero evidenziano ancora un problema strutturale del Paese: la mancanza di politiche abitative.

Il Decreto Sicurezza sugli sfratti

Ad occuparsi del problema è stato il nuovo Decreto sicurezza, che ha ricevuto 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione a Palazzo Madama, lo scorso giugno. Dalla sicurezza pubblica, alla tutela del personale in servizio, tra le altre cose, anche nuove norme circa l’occupazione degli immobili privati.

Un nuovo reato è stato introdotto grazie al testo normativo che – al suo art. 10 – tutela espressamente la proprietà privata, contrastando e punendo le occupazioni abusive degli immobili grazie all’introduzione del reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” (all’art. 634 bis del Codice penale). Prevista la reclusione da due a sette anni.

Tra le novità, lo sgombero immediato grazie ad un nuovo iter d’urgenza mirato ad agevolare le forze di polizia e a liberare con maggior velocità gli immobili, restituendoli ai legittimi proprietari.

La proprietà privata e il diritto all’abitazione

Il quadro è composto da due aspetti particolari della giurisprudenza italiana e internazionale: il diritto alla proprietà privata e il diritto ad avere una casa. Il primo è in vigore, con Regio decreto, dal Ventennio fascista. Presente nel Codice civile italiano (1942), cita così: “Il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo”.

Dall’altro lato, il diritto ad avere una casa non è espressamente citato nella Costituzione italiana, ma l’art. 47 cita che la Repubblica “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.

Una proprietà che può diventare merce e lusso, da un lato; un bisogno considerabile tra i primari in una società civile, trattato in ottica assistenzialistica e sociale, dall’altro. Un equilibrio difficile da trovare e che si scontra con nuovi bisogni e necessità.

Stabile disabitato occupato dal collettivo Plat -Piattaforma di Intervento Sociale, a Bologna, dove hanno trovato accoglienza 142 persone tra cui 72 minori
Stabile disabitato occupato dal collettivo Plat -Piattaforma di Intervento Sociale, a Bologna, dove hanno trovato accoglienza 142 persone tra cui 72 minori

Il concetto di casa per gli italiani

La cultura abitativa italiana è fortemente radicata nel principio della proprietà della casa. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2021, il 70,8% delle famiglie risulta essere proprietaria dell’immobile abitato, mentre solamente il 20,5%. vive in affitto e l’8,7% in usufrutto o a titolo gratuito.

L’affitto è più diffuso tra le famiglie meno abbienti, con un’incidenza del 31,8% di affitti a fronte dell’11,3% che si registra invece tra le famiglie più benestanti, tra i giovani, le famiglie di più recente costituzione, tra le persone sole, tra le famiglie monogenitore con figli minori, e tra le famiglie numerose con almeno tre minori.

Come sottolinea l’Oxfam, la correlazione che vi è tra le persone che vivono in affitto e l’incidenza della povertà assoluta non va sottovalutata: nel 2021 le famiglie che vivono in affitto corrispondono al 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 18,5% contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà.

Per le famiglie in affitto l’incidenza della spesa per la casa arriva a quasi un terzo del loro reddito. Un costo che, anche complice l’inflazione, è negli ultimi anni diventato sempre più oneroso. Ad aggravalo è la stagnazione salariale che caratterizza l’Italia. Come dimostra una recente analisi di Nomisma, a fronte di una maggiore e più attenta richiesta abitativa, nel corso degli anni non si è riusciti a programmare per tempo un’offerta adeguata.

Cosa fare?

Un Piano Casa “per costruire una famiglia”

Il problema non può più essere ignorato. Lo ha ben chiaro il governo italiano: “Stiamo lavorando alla definizione di un grande Piano Casa per mettere a disposizione delle giovani coppie alloggi a prezzi calmierati. Perché senza una casa è difficile costruire una famiglia, e senza famiglie non può esserci una Nazione prospera e vitale”. A pronunciare queste parole è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio inviato al Green Building Forum, tenutosi negli scorsi giorni a Milano.

Nell’ultimo Consiglio europeo “si è discusso, anche su richiesta italiana, di politiche abitative, alla luce del crescente problema dei costi immobiliari, in particolare per le fasce più giovani”. “Abbiamo accolto con favore che, nella revisione di medio termine della politica di coesione proposta dal vicepresidente della Commissione europea Fitto, la casa sia una delle cinque nuove priorità finanziabili – ha sottolineato Meloni -. È una scelta che riteniamo molto importante, perché garantire ai cittadini e alle famiglie la possibilità di acquistare una casa è un obiettivo fondamentale di questo governo. È un obiettivo strategico che stiamo perseguendo con una serie di misure estremamente concrete”.

La premier ha poi sottolineato come il governo abbia riportato il Fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa “al suo alveo iniziale – cioè, rendere bancabili soggetti che difficilmente venivano considerati tali”, potenziandolo economicamente “stanziando 670 milioni di euro fino al 2027”.

E in un Paese dove l’età media delle donne che scelgono di avere il primo figlio ha superato i 31 anni e dove i giovani restano in casa con i genitori ben oltre i 28, il legame tra mercato immobiliare e natalità – altro problema nazionale – appare evidente.

Famiglia

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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