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Le donne lavoreranno “gratis” fino alla fine dell’anno, l’economista: “Problema di stereotipi”

Oggi 17 novembre 2025 si celebra la Giornata europea per la parità retributiva. Una data simbolica che segna il giorno a partire dal quale le donne iniziano a “lavorare gratis” fino alla fine dell’anno. Perché secondo i dati più recenti della Commissione europea, la retribuzione oraria lorda delle donne nell’Ue è in media inferiore del 12% rispetto a quella degli uomini. E in Italia, il quadro appare ancora più critico: la percentuale sale al 16%. Il ricorso al lavoro part time porta il gender pay gap al 20%; in settori tecnico-scientifici può superare anche il 35%.

Secondo le stime della Commissione europea, ogni punto percentuale in meno nel divario retributivo potrebbe generare un aumento del Prodotto interno lordo pari allo 0,1% e per l’Italia si parla di un +0,4%.

Azzurra Rinaldi, economista femminista e professoressa di Economia Politica all’Università Unitelma Sapienza di Roma, dove è anche Direttrice della School of Gender Economics, ha spiegato a Demografica Adnkronos, che il gender pay gap diventa un problema di “inefficienza economica”.

“Questo sistema produttivo – ci spiega Azzurra Rinaldi -, che è il sistema a cui noi associamo la massima efficienza possibile, in realtà cova delle sacche di inefficienza, fra cui questa: la verità è che le donne nel nostro Paese, come in tanti Paesi ricchi, sono il principale capitale umano, perché secondo Ocse, Eurostat, Alma Laurea sono quelle che si laureano prima, con voti più alti. Quando diciamo che le donne smettono di guadagnare, produciamo un deterrente per quelle che vogliono entrare sul mercato del lavoro, ma è produciamo anche uno specchio, in realtà, delle discriminazioni, perché come dicevo se il mercato fosse efficiente, a un più alto capitale umano femminile, si assocerebbe un salario più alto, quindi, c’è proprio qualcosa che non funziona e noi ce lo spieghiamo attraverso lo stereotipo”.

Una direttiva per la parità di genere retributiva

La direttiva sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata promuove una condivisione più equa delle responsabilità di cura tra donne e uomini e invita gli Stati membri a investire in servizi di assistenza di alta qualità, così come stabilito nella strategia europea per l’assistenza.

Mentre il gender pay gap persiste, molte donne continuano ad essere concentrate in settori o lavori in ruoli part-time. A ciò si aggiunge la persistente sottovalutazione delle professioni a prevalenza femminile, che aumenta il rischio di povertà per le donne; ad esempio, il divario pensionistico di genere si attesta attualmente al 24,5%.

Gli Stati membri hanno di tempo fino al 7 giugno per recepire la direttiva. Secondo Azzurra Rinaldi, ciò sarà l’occasione per portare “il tema della parità retributiva in azienda, dove si fa tanto, si parla tanto, ma il diritto a richiedere la retribuzione, di sapere intanto la retribuzione del pari grado maschio, nel caso specifico, è un diritto che comunque, a prescindere dal fatto che poi venga usato o meno, apre le porte innanzitutto alla conversazione sul denaro, quindi alla narrazione, a un discorso, anche un ragionamento se vogliamo, sul denaro che percepiscono le donne e gli uomini. Allo stesso tempo – ha aggiunto Rinaldi – la direttiva prevede una serie di misure correttive nel caso in cui si rilevi una differenza salariale superiore al 5% che non è ascrivibile a motivazioni oggettive e che quindi in realtà rispecchia uno stereotipo”.

Una Roadmap per la parità

L’Ue sta intervenendo per mitigare questi rischi attraverso la futura Strategia anti-povertà e la Roadmap per un’occupazione di qualità, per garantire che tutti siano protetti dalla povertà. “Infine – hanno spiegato in una nota congiunta la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Roxana Mînzatu e Hadja Lahbib, commissaria per la Parità e per la Preparazione e la gestione delle crisi -,  la continua sottorappresentazione delle donne in posizioni dirigenziali altamente retribuite aggrava il divario retributivo di genere, escludendo le donne dai processi decisionali in ambito economico”. Anche in questo caso, una direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione affronta tale disparità e chiede un’attuazione completa e tempestiva della direttiva affinché i progressi possano proseguire.

“I progressi non possono essere dati per scontati e non possiamo permetterci di essere compiacenti – aggiungono le commissarie europee -. All’inizio di quest’anno abbiamo presentato la Roadmap per i diritti delle donne , che traccia il percorso verso una società con pari opportunità di genere. Il nostro impegno è chiaro: ogni donna ha il diritto all’indipendenza economica e deve essere garantita la parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Questo impegno ci guiderà nel nostro lavoro verso una nuova Strategia per la parità di genere che presenteremo il prossimo anno”.

Azzurra Rinaldi Adnk
Azzurra Rinaldi – Foto di Alessia Uy

“Un’occasione mancata”

Il divario si è ridotto due giorni rispetto allo scorso anno e di sette giorni rispetto al 2020 e più la data si avvicina al 31 dicembre, più l’Ue è vicina al superamento del divario retributivo di genere in media nel blocco dei 27 Stati membri. Quasi nove cittadini europei su dieci concordano sul fatto che sia inaccettabile che le donne siano pagate meno degli uomini per lo stesso lavoro. Tutto ciò indica progressi lenti ma misurabili.

“L’ultimo Outlook dell’International Monetary Fund sull’Italia – ha poi aggiunto Rinaldi -, ci dice che l’Italia potrebbe crescere dello 0,4% in più ogni anno, se incentrasse le sue politiche di bilancio su tre direttive, dove uno è un tema storico, strutturale, che è quello della produttività, l’altro è quello delle riforme e un terzo è anche quello del capitale umano femminile. Siccome oggi sono uscite le proiezioni secondo le quali cresceremmo dello 0,4% del Pil ogni anno nel nostro Paese, questo ci fa capire quanto in realtà questi strumenti discriminatori non solo allontanino le donne dalla possibilità di lavorare percependo la stessa retribuzione, ma la verità è che allontanano anche il Paese, non solo da una prospettiva di efficienza economica, ma anche da una di crescita”, ha concluso Rinaldi.

Welfare

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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