fbpx
23.5 C
Comune di Massa
venerdì 10 Ottobre 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Rom-ani per sbaglio: l’errore che ha mandato in tilt il censimento scozzese

Una semplice lettera — una e finale che distingue “Rome” da “Roma” — è bastata per confondere centinaia di persone. Secondo le analisi del National Records of Scotland, circa 1.200 persone nate in Italia e residenti in Scozia si sono identificate per errore come appartenenti al gruppo etnico Roma nel più recente censimento decennale. L’anomalia è emersa nei controlli di qualità: il 36,5% dei 3.218 rispondenti che avevano selezionato la categoria “Roma” risultava infatti nato in Italia, una quota giudicata “più alta del previsto” e attribuita a un fraintendimento linguistico tra “Roma” (etnia) e “Rome/Roma” (città d’origine).

Il modulo, per la prima volta, riportava la voce Roma accanto ad altre categorie etniche — un tentativo di includere una minoranza effettivamente presente nel Paese, seppur in numeri ridotti. Ma in inglese la parola Roma coincide con il nome della capitale italiana, e per molti cittadini italiani la confusione è stata immediata. “Sono nato a Roma, quindi sono Roma”, avranno pensato in buona fede. Il sistema di compilazione online ha fatto il resto.

Il censimento scozzese, previsto nel 2021 e rinviato al 2022 a causa della pandemia, era stato concepito come un’operazione di trasparenza e inclusione, volta a fornire un quadro più dettagliato delle minoranze etniche e linguistiche. Ma l’episodio ha mostrato la vulnerabilità del linguaggio statistico: quando la definizione burocratica incontra la complessità delle identità, anche un modulo può trasformarsi in una trappola semantica. Il National Records of Scotland ha classificato il caso come errore di interpretazione linguistica e ha annunciato una revisione dei dataset etnici prima della pubblicazione definitiva.

L’ambizione (e il limite) di un censimento inclusivo

Per la prima volta nella storia dei censimenti scozzesi, l’elenco delle etnie comprendeva anche i Roma, un gruppo migrato in Europa dall’Asia meridionale nel Medioevo e oggi diffuso in particolare nell’Europa orientale. La scelta, spiegano le autorità di Edimburgo, è nata “su richiesta delle parti interessate” per riconoscere una minoranza storicamente marginalizzata. L’intento era quello di costruire un quadro più realistico della diversità culturale e linguistica del Paese.

La traduzione del termine “Rom” in “Roma” — coerente con l’uso ufficiale delle istituzioni europee — ha però prodotto un effetto collaterale imprevisto. Accanto alla voce “Roma”, il modulo conteneva altre categorie specifiche: “Irish”, “Polish”, “Traveller”, “Showman/Showwoman”, ciascuna con una propria distinzione. Quest’ultima indicava i cosiddetti showpeople, la storica comunità scozzese di famiglie itineranti che gestiscono fiere e spettacoli ambulanti, tradizionalmente distinta dai gruppi traveller e Roma. L’intento di dettagliare la varietà etnica si è scontrato con un problema linguistico universale: l’inglese, lingua franca globale, non è immune dagli inganni dell’omofonia. E nel caso scozzese, una parola identica ha spostato centinaia di persone da una categoria etnica a un’altra – un segnale di quanto le definizioni censuarie possano incidere sulla percezione sociale delle minoranze, alimentando talvolta le stesse dinamiche di discriminazione e odio online legato all’origine o all’identità etnica.

Il censimento ha raggiunto un tasso di risposta dell’89,8%, il più basso mai registrato in Scozia e inferiore al 97% ottenuto in Inghilterra e Galles. La raccolta ritardata e la modalità online hanno reso più frequenti errori di compilazione. In un’operazione che ambiva a includere ogni sfumatura identitaria, una singola casella ha finito per generare una delle più curiose distorsioni statistiche degli ultimi anni.

Rom veri e “Rom di Roma”

In Scozia, la presenza Rom è storicamente limitata. Le precedenti stime ufficiali parlavano di poche centinaia di persone, in gran parte famiglie trasferite negli ultimi due decenni dalla Romania, dalla Polonia e dall’Ungheria. Oggi la principale concentrazione è a Glasgow, in particolare nel quartiere di Govanhill, noto per la sua composizione multietnica.

Il censimento 2022 ha registrato 3.218 persone che si identificano come “Roma”, ma secondo le analisi del National Records of Scotland circa 1.200 di queste potrebbero essere state classificate per errore, portando la stima reale a circa 2.000 individui. L’anomalia, sottolineano gli analisti, “potrebbe alterare la percezione demografica della comunità Roma in Scozia”.

La questione non è solo tecnica. Un errore di questa scala, anche se involontario, influisce sul modo in cui i dati vengono interpretati dalle istituzioni e dall’opinione pubblica. In un Paese dove i Rom rappresentano una comunità fragile, la sovrastima può distorcere le risorse destinate alle politiche di integrazione o creare una percezione sociale falsata.

Il caso scozzese rivela quanto le categorie etniche, pensate per essere inclusive, possano invece generare confusione. L’etnia “Roma” non è un’identità linguistica né nazionale: è un insieme di gruppi (Rom, Sinti, Kalé, Manouches) legati da un patrimonio storico e culturale comune. Ma quando la burocrazia tenta di tradurla in una casella, la semplificazione può diventare un errore.

Censire le identità nell’era della complessità

L’errore scozzese non è un incidente isolato. È un sintomo di una difficoltà più ampia che riguarda tutti i censimenti moderni: come rappresentare le identità in società sempre più ibride e mobili.
I censimenti europei, nati per contare la popolazione e distribuire risorse, oggi devono confrontarsi con appartenenze che non coincidono più con i confini nazionali. Lingua, etnia, origine e cittadinanza si sovrappongono.

Nel Regno Unito, la domanda sull’etnia è diventata un tema politico oltre che tecnico. Opzioni troppo rigide rischiano di escludere; categorie troppo ampie perdono significato. La decisione di introdurre la voce “Roma” è stata salutata come un segnale di inclusione, ma la mancanza di una formula più chiara — come Romani people o Roma community — ha generato un cortocircuito che ha travolto anche chi con l’etnia non aveva nulla a che fare.

In altri Paesi, come l’Italia, la questione è capovolta: i censimenti non prevedono domande sull’etnia o sull’origine culturale, una scelta legata alla storia del dopoguerra ma che oggi rende difficile stimare con precisione la composizione multiculturale della popolazione. La Scozia, nel tentativo di essere più accurata, ha finito per mostrare quanto la semantica possa influenzare la statistica. In un questionario costruito per mappare la diversità, le parole non sono semplici etichette: possono creare realtà amministrative che non esistono nella vita reale.

Un cortocircuito tra lingua, identità e politica dei numeri

Dietro la svista che ha trasformato oltre mille italiani in membri della minoranza Rom c’è un tema più ampio: il potere dei dati nel definire le appartenenze. Ogni censimento è più di una fotografia: è un atto politico. Stabilisce chi viene contato, chi è visibile, chi può essere riconosciuto. E quando un errore di traduzione entra nei registri ufficiali, diventa parte della realtà statistica.

Il linguaggio burocratico, nel tentativo di semplificare la complessità sociale, può generare nuove distorsioni. In questo caso, non ha cancellato una comunità — l’ha moltiplicata. Persone finite in una categoria che non le rappresenta, e un’istituzione costretta a correggere un eccesso di appartenenza.

La scelta di inserire la voce “Roma” nasceva da un intento inclusivo, ma in un Paese dove i veri Rom sono poche migliaia, il risultato è stato un’anomalia numerica. L’episodio, diventato virale anche sui social, è stato accolto con ironia dagli italiani residenti in Scozia: “Roma-born and Roma-proud”, hanno scritto in molti. Ma nelle statistiche ufficiali, l’ironia non ha spazio. Per il NRS, quei 1.200 “Roma italiani” restano un dato da correggere nelle prossime pubblicazioni.

L’errore non cambierà la geografia etnica della Scozia, ma rivela un punto cruciale: i censimenti, nati per contare, stanno diventando anche un terreno di traduzione culturale. Tra moduli digitali e categorie sempre più fluide, non basta più spuntare una casella per dire chi siamo.

Mondo

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Comune di Massa
cielo sereno
23.5 ° C
23.5 °
23.5 °
65 %
0.7kmh
5 %
Ven
23 °
Sab
22 °
Dom
22 °
Lun
21 °
Mar
21 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS