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Leone XIV, Bonanni: “Discontinuità netta da Francesco anche sui poveri”

(Adnkronos) – Discontinuità netta. Per Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Cisl e profondo conoscitore del mondo cattolico, non c’è alcun dubbio: il nuovo Papa segna "una discontinuità netta" con Francesco, anche sul piano economico-sociale. “Non è uno di quelli che predica una carità che dà il pesce”, spiega in un'intervista all'Adnkronos, “ma uno di quelli che della carità fa uno strumento per consegnare la canna da pesca”. Una metafora che racchiude un'intera visione: "Non assistenzialismo, ma partecipazione, responsabilizzazione, sussidiarietà". È anche attraverso questi segnali che, per Bonanni, si legge la portata del nome scelto dal nuovo Pontefice: Leone. “Nella Chiesa i segni sono importanti”, afferma. “Ogni Papa ha scelto il nome per ricollegarsi a un’esperienza significativa per la vita della comunità ecclesiale”. E con Leone, la memoria corre subito a Leone Magno, il pontefice che, secondo la tradizione, si oppose ad Attila, salvando Roma dalla distruzione con la sola forza dell’autorità morale.Una scena, quella dell’incontro tra Leone e Attila, che Bonanni legge in chiave simbolica, legandola all’oggi: “Anche oggi ci sono nuovi barbari da fermare”, dice. Non solo nomi noti come "Putin o Trump", ma anche “la finanza predatoria, un potere economico che fagocita quello politico, complice un’idea distorta di moralità e di diritti individuali scollegati da ogni responsabilità collettiva”.  È contro questa deriva che, per Bonanni, si pone il nuovo Papa, evocando l’autorità della Chiesa come argine morale. Ma il richiamo leoniano non si ferma a Leone Magno. C’è un secondo Leone evocato nella scelta: Leone XIII, autore della storica enciclica Rerum Novarum. “Un testo più importante di quanto si dica”, sottolinea Bonanni, “perché è lì che si salda l’idea di democrazia e partecipazione. Un uomo che non conta nulla è un uomo portato al nichilismo o a seguire l’imbonitore di turno”. Fu grazie alla visione sociale di Leone XIII che nacquero cooperative di consumo, di risparmio, di produzione, forme di economia solidale che hanno alimentato una cultura del lavoro tipicamente europea, culminata nel modello dell’economia sociale di mercato. Una visione che Bonanni non vede in continuità con Francesco.  “Certo, anche Francesco ha parlato dei poveri. Ma senza un pensiero forte, spirituale e filosofico, resta una carità debole, facilmente strumentalizzabile”, afferma, accusando una parte della sinistra di aver “strumentalizzato il Papa” senza comprenderne davvero la portata. Secondo Bonanni, il nuovo Papa si colloca invece in linea con Giovanni Paolo II, erede diretto del Concilio Vaticano II nella valorizzazione del ruolo dei laici nella Chiesa. “ Giovanni Paolo II li aveva rilanciati”. E, come Giovanni Paolo II fu scelto per affrontare il pericolo del comunismo in agonia, così oggi si sceglie un Papa con una storia forte – “americano, ma formato in un Sud America più stabile e tradizionale come il Perù” – per affrontare un’altra minaccia: la saldatura tra potere politico e potere economico incarnata dai nuovi populismi, da Trump a Putin. “Trump è un barbaro”, afferma Bonanni, “e parla come Putin. Anche per questo vedo una fortissima analogia con Leone Magno”. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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