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Unicredit, il Tar ridimensiona il Golden power: la palla passa al governo

(Adnkronos) – Sentenza storica nel dossier Unicredit–Banco Bpm, ma situazione ancora incerta e appesa a un nuovo intervento dell'esecutivo: il Tar del Lazio ha annullato il decreto del Consiglio dei Ministri che imponeva una serie di prescrizioni nell’ambito della normativa sul Golden Power, esercitata dal governo a tutela di interessi strategici. La sentenza, arrivata a seguito del ricorso presentato da Unicredit, segna un precedente giuridico rilevante: è la prima volta che un atto formale di Golden Power viene annullato da un tribunale amministrativo. La decisione arriva a meno di due settimane dalla scadenza dell’Ops lanciata da Unicredit su Bpm, fissata al 23 luglio. E mentre l’incertezza regna, quello che è chiaro senza un nuovo provvedimento – che spetta al governo varare – l’operazione non può concludersi. La decisione è contenuta in una complessa sentenza già fornita di motivazioni, circa 71 pagine. Due gli specifici punti di accoglimento: quello che impone di "non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impieghi o depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit in Italia, con l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali", esclusivamente con riferimento al profilo temporale; e quello relativo al mantenimento del livello del portafoglio di project finance. Nessun rilievo invece su altri due aspetti del golden power che chiedono di "mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani" e fissano i tempi per l'uscita delle attività finanziarie di Unicredit in Russia. Certo, con sfumature diverse: mentre quella su Anima – fanno notare alcuni ben informati – è stata confermata, ma riclassificata come "programmatica", la quarta prescrizione, relativa alla Russia, non è stata toccata dal giudice, perché frutto di una valutazione geopolitica e discrezionale, quindi fuori dalla giurisdizione del giudice amministrativo. Quello che la banca dovrà chiarire è se l'annullamento sia sufficiente a fare chiarezza sulle condizioni dell'Ops. Per ora da Piazza Gae Aulenti dicono di "accogliere con favore la decisione odierna del Tar". Sempre dalla banca fanno sapere che "continueranno a valutare l’evolversi della situazione e prenderanno tempestivamente tutte le decisioni necessarie”. Operazione ardua, anche perché proprio a proposito della prescrizione sulla Russia – fanno notare alcuni ben informati all'Adnkronos – "che chiedere di svuotare la banca è una cosa, consegnare le chiavi è un’altra, con un riferimento alla necessità di un decreto presidenziale russo per completare certi disimpegni previsti dal golden power, su cui la banca non avrebbe pieno controllo". Una condizione che – fanno notare queste fonti – dovrebbe quanto meno essere ricalibrata dal governo per poter risultare accettabile a Piazza Gae Aulenti. Unicredit in teoria – secondo alcuni fonti legali contattate da Adnkronos – potrebbe pure impugnare la parte di sentenza sfavorevole al Consiglio di Stato. Certo, la giurisprudenza non è pacifica sul fatto che Piazza Gae Aulenti sia legittimata processualmente se non in via incidentale: cioè se impugna il governo. Ma è una discussione che potrebbe persino risultare accademica. Quello che davvero attende Piazza Gae Aulenti è il nuovo Dpcm dell'esecutivo (sempre che il governo non impugni al Consiglio di Stato).  Il nuovo provvedimento dovrà rispettare la sentenza nei punti annullati e, negli auspici di Unicredit, riformulare le prescrizioni, anche quelle non censurate direttamente, con maggiore proporzionalità: soprattutto sulla base di alcuni principi emersi dalla sentenza. Il riferimento – fanno presente le fonti – è alla questione del piano industriale: il Dpcm – questo è il ragionamento – fondava la severità delle misure sulla mancanza di un piano industriale da parte di Unicredit. Il Tar ha smentito questa motivazione: in operazioni come questa – ecco il succo della motivazione – è normale che il piano industriale non sia disponibile. Dunque, in sintesi, "non ci sarebbe necessità dell'attuale rigore".  Sul fronte degli altri attori, Banco Bpm canta vittoria – e astrattamente potrebbe pure impugnare le motivazioni accolte in quanto controinteressato nel giudizio – parlando di "conferma nella sostanza delle prescrizioni del golden power". Marco Osnato – presidente della Commissione Finanze alla Camera e responsabile economico di Fratelli d'Italia- commenta all'Adnkronos: "Prendiamo atto del Tar, non mi pare una sentenza che stravolge quelli che erano i punti centrali del governo e sugli altri si valuterà. Credo che bisogna affrontare sempre tutto con molta serenità". Secondo quanto trapela da fonti del Mef, il governo avrebbe poi accolto con favore la sentenza che conferma in larga parte la legittimità e dunque l’impianto del Golden Power in particolare nei suoi punti qualificanti, l’obbligo per UniCredit della dismissione degli asset in Russia entro 9 mesi e il mantenimento dei titoli italiani in Anima. "Viene dunque riconosciuta la sicurezza economica come elemento di sicurezza nazionale – secondo le fonti – un principio fondamentale che è alla base del Golden Power in questione e che sarà sempre più importante anche in futuro". Quello che è certo è che i tempi sono strettissimi: la scadenza del 23 luglio incombe, e al momento nessuno può garantire che una nuova decisione arrivi per tempo. D'altronde Piazza Gae Aulenti lo ha detto esplicitamente: "Valuteremo l'evolversi della situazione". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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