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Punture api, vespe e zanzare: pericoli e rimedi secondo medici ed esperti

(Adnkronos) – L'estate al mare, in montagna o in agriturismo può riservare incontri ravvicinati e spiacevoli con api, vespe, zanzare e calabroni. "Le punture di questi insetti, generalmente, provocano solo effetti lievi e passeggeri e non devono preoccupare. Tuttavia, è importante saper riconoscere i segnali di una reazione più grave, come lo shock anafilattico, e saper intervenire. Ridurre il rischio di un attacco e proteggersi è possibile: bastano pochi accorgimenti per godersi la natura in sicurezza, anche con i bambini. Solitamente le punture degli insetti più comuni non sono un rischio per la salute. L’incontro ravvicinato con un’ape, una vespa, un calabrone o una formica rossa, per esempio, può lasciare il segno ma si risolve spontaneamente in poco tempo, al massimo in un paio di giorni". A fare il punto sono i medici del sito anti-bufale della Fnomceo, (Federazione nazionale Ordini medici, chirurghi e odontoiatri), 'Dottore ma è vero che…?'. "Questi insetti colpiscono con il pungiglione collegato a una ghiandola che contiene una sostanza tossica. La loro puntura inietta una piccola dose di veleno nella zona colpita. Di solito, il risultato è gonfiore, arrossamento, prurito e talvolta dolore. Nel caso di vespe, api e calabroni il segno sulla pelle è un rigonfiamento (pomfo) rosso largo circa un centimetro – avvertono i medici – È però importante osservare la cute e verificare che non sia rimasto il pungiglione; può succedere con le punture di api ma non con le vespe. Se si nota, è necessario rimuoverlo immediatamente, così da limitare la fuoriuscita del veleno sottopelle. Si può grattare via con il bordo sottile di un oggetto, come una carta di credito. Successivamente, è importante lavare la ferita con acqua e sapone e poi disinfettarla; il ghiaccio aiuta in caso di gonfiore". Se non si riesce a estrarre il pungiglione, "occorre fare attenzione alla formazione di pus, cisti o ferite più estese. La minuscola lesione sulla pelle causata dalla puntura, infatti, può diventare una porta d’ingresso per ulteriori infezioni; per questo è bene non grattarsi", precisano.  Come si riconosce invece una reazione allergica alla puntura di insetti? "Anche le punture di api e vespe possono causare reazioni allergiche. Queste reazioni variano in base alla gravità. Quando la zona colpita si gonfia o diventa rossa è in corso una lieve allergia. Per trattarla basta una pomata antistaminica o a base di cortisone e non è necessario rivolgersi al medico. Sono rimedi reperibili in farmacia e generalmente sono efficaci quando la reazione è localizzata – ribadiscono – Non bisogna però trascurare sintomi più importanti che possono causare lo shock anafilattico. Il veleno di alcuni insetti è uno dei fattori scatenanti di questa grave forma di allergia che può mettere a rischio la vita. Riconoscerla non è difficile: immediatamente dopo la puntura si hanno un abbassamento della pressione sanguigna e difficoltà respiratorie. In poche parole: ci si sente svenire e si ha molta difficoltà a respirare. Per questo è necessario rivolgersi immediatamente al pronto soccorso oppure chiamare un’ambulanza".  Lo shock anafilattico, o anafilassi, si manifesta con questi disturbi: battito cardiaco accelerato ma debole; orticaria, cioè arrossamento e prurito della pelle; nausea e vomito. Nei casi più acuti: collasso o perdita di coscienza; sudorazione; gonfiore della lingua e della gola. Se non ho mai avuto reazioni allergiche, dovrei portare sempre con me l’adrenalina? "In effetti, non è un rimedio che ognuno di noi porta con sé in campagna o quando ha in programma un’escursione, e non è nemmeno un trattamento presente in ogni armadietto dei medicinali. Per chi ha già avuto una reazione allergica grave è raccomandato averne almeno una dose – suggeriscono gli esperti – L’adrenalina è disponibile in dispositivi chiamati auto-iniettori, semplici da usare. Dopo l’iniezione la respirazione riprende normalmente e la pressione sanguigna si stabilizza. Questo rimedio non esclude, tuttavia, la consultazione con un medico appena possibile".   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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