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Festa di Roma, Brunori: “Mercato della musica troppo veloce, vi racconto il tempo che ci vuole”

(Adnkronos) – “Il montaggio del film porta ad un sorriso finale in cui mi sono sentito molto a mio agio. Giacomo (il regista Giacomo Triglia, ndr) è stato bravo a cucirmi un vestito addosso in cui mi sento autentico. Per quanto sia un’utopia, l’autenticità è un modello a cui tendere per me, una stella polare”. In questa semplice considerazione c’è il senso di “Brunori Sas – Il Tempo delle Noci’, che il protagonista Dario Brunori spiega in una conversazione con l’Adnkronos nel giorno della presentazione della pellicola alla Festa del Cinema di Roma. Diretto da Giacomo Triglia, che con Brunori collabora dal 2009, il film esplora l’universo creativo e personale dell’artista calabrese, seguendo la nascita del suo ultimo album attraverso un periodo di vita che contiene tanti momenti d’importanti, crisi, dubbi, desiderio di cambiamento. Nel mezzo la sua terra, la Calabria, e il radicamento dell’artista alla famiglia.  

“Tra i momenti più significativi degli ultimi anni c’è sicuramente la nascita di Fiammetta (la figlia dell’artista, ndr), quello è stato un evento clamoroso, ma il cambiamento è un divenire”, spiega Brunori. Un’autenticità ‘controcorrente’ a cui Brunori non è venuto meno neanche sul palco dell’Ariston di Sanremo, quando con ‘L’Albero delle Noci’ ha raccontato proprio del suo rapporto con la figlioletta che gli ha cambiato la vita. “Non so se la mia autenticità sia eccessiva, ma se provoca una reazione che non è solo accomodante mi farebbe piacere, vuol dire che sto facendo qualcosa di buono -osserva- Che poi questo essere autentici è anche un po’ empatici va bene ma mi spaventerebbe di più che ci fossero troppi sì, perché non vorrei essere troppo consolatorio o accomodante nel mio modo di essere”. E comunque, ironizza, “reagisco malissimo alle critiche, nessuno mi può criticare”.  

L’ironia di Brunori, quella che contribuisce a farlo amare tanto dai fan. “Vi racconto un aneddoto- ci conferma il regista del film, Giacomo Triglia- Il produttore prima di girare mi ha detto ‘sai, vorrei che uscisse fuori anche un po’ della sua ironia’. Gli ho risposto ‘non preoccuparti, il problema sarà contenerla’”. Brunori non è l’unico artista che, negli ultimi anni, ha deciso di raccontarsi non solo musicalmente ma anche attraverso il mezzo cinematografico. Lui lo spiega così: “Lavoriamo così tanto su questi dischi che ci piace anche raccontare il processo creativo, per far capire che ci vuole un tempo per le cose -dice- Non a caso il film si chiama “Il Tempo delle Noci’, perché non è inteso solo come la ‘stagione delle noci’, ma indica il tempo che ci vuole. Questo per me è fondamentale, soprattutto oggi che l’aspetto musicale è una cosa fugace, veloce, improntata alla produttività”.  

Un tema molto caro all’artista: “Le uscite dei dischi ormai sono velocissime, si è entrati in un’ottica molto produttiva, dove predomina il mercato -scandisce- quindi nasce l’esigenza di raccontarla in un’altra maniera, di far vedere che esiste una possibilità diversa, più artigianale, del processo creativo. D’altronde ormai anche la parola scritta ha i suoi limiti rispetto all’immagine, quindi lasciamo all’immagine di raccontare quello che una volta avremmo lasciato solo all’opera”. Sull’ipotesi di risalire sul palco dell’Ariston, Dario Brunori risponde senza esitazioni: “Certo, senz’altro. Prima avevo molte remore, adesso che ho rotto il ghiaccio ci risalirei sicuramente -dice l’artista- Non in questa edizione, dove non posso proprio tecnicamente, ma in futuro non mi dispiacerebbe”. (di Ilaria Floris) 

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