(Adnkronos) – Donald Trump ha un progetto per costruire abitazioni in Giordania e in altri Paesi confinanti, dove trasferire oltre un milione di profughi palestinesi in modo da "ripulire" la Striscia di Gaza. I 'no' al programma del presidente degli Stati Uniti sono arrivati a raffica. E' stato lo stesso inquilino della Casa Bianca a illustrare il suo piano alla stampa. L'argomento, ha detto Trump, è stato già esposto al re Abdullah II, a cui ha chiesto di far entrare in Giordania, dove ci sono oltre 2,3 milioni di palestinesi, altri rifugiati. "Gli ho detto che vorrei che prendesse altri profughi perché guardate adesso alla Striscia di Gaza è un disastro – ha affermato – stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, dobbiamo ripulire tutto". "Dobbiamo fare qualcosa al momento è un sito di demolizione – ha aggiunto riferendosi alle distruzioni inflitte dai bombardamenti israeliani – quasi tutto è demolito e la gente sta morendo. Così vorrei essere coinvolto con alcune nazioni arabe e costruire abitazioni in posti diversi in modo che possano vivere finalmente in pace". L'immobiliarista diventato, due volte, presidente ha detto che queste nuove abitazioni "potrebbero essere temporanee o a lungo termine", determinando quindi il trasferimento dei palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza. La Cnn cita l'analista del'emittente israeliana Channel 12, Amit Segal, secondo il quale le parole di Trump non sono una semplice esternazione ma fanno parte di "un piano più ampio che appare coordinato con Israele". Da tempo nella regione si teme che Israele voglia spingere i palestinesi fuori da Gaza, una posizione che il governo israeliano ufficialmente rifiuta ma che è sostenuta dai partiti di estrema destra che fanno parte della coalizione di Benjamin Netanyahu. La proposta di Trump, sottolinea ancora la Cnn, appare come una rottura con la politica da decenni adottata dagli Usa a sostegno della soluzione dei due Stati. Il piano, seppur presentato per sommi capi, ha già incassato una serie di no. Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha detto chiaramente che Amman ha chiuso la porta. "Il nostro rifiuto del trasferimento dei palestinesi è fermo e non cambierà, la Giordania è dei giordani e la Palestina dei palestinesi", ha detto Safadi. A stretto giro, l'Egitto ha informato gli Stati Uniti di respingere la proposta del presidente Trump di trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza nel suo territorio. Lo ha detto al canale televisivo saudita Al-Hadath una fonte egiziana, secondo cui il piano degli Stati Uniti prevede lo spostamento dei palestinesi da Gaza per un periodo da sei mesi a un anno in tre paesi arabi e un paese in Asia. Il piano specifica che i palestinesi dovranno lasciare i paesi ospitanti all'inizio del 2026, ma non specifica se i rifugiati potranno tornare a Gaza. Anche il presidente palestinese Mahmud Abbas, rende noto l'Anp, "ha espresso un forte rifiuto e condanna di ogni progetto teso a sfollare dalla Striscia di Gaza il nostro popolo". Il popolo palestinese, conclude la dichiarazione, "non abbandonerà la sua terra e i suoi luoghi sacri". Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato che il gruppo militante palestinese si opporrà all'idea di Trump. "Come hanno sventato ogni piano di sfollamento e di patrie alternative nel corso dei decenni, anche il nostro popolo sventerà tali progetti", ha affermato Bassem Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas, aggiungendo che "non andranno da nessuna parte". Già nei giorni scorsi, Trump aveva detto che "avrebbe potuto" avere un ruolo nella ricostruzione di Gaza, vantando la "posizione fenomenale, sul mare, con un clima fantastico" della Striscia. Queste parole, insieme a quelle di ieri, hanno fatto a tutti ricordare quelle pronunciate lo scorso febbraio da Jared Kushner, il genero di Trump anche lui di una famiglia di immobiliaristi, che aveva definito il lungomare di Gaza un posto "di grande valore" immobiliare, suggerendo appunto che Israele spostasse tutti i palestinesi fuori da Gaza per "ripulire" e ricostruire.
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Gaza, piano Trump: via i palestinesi per ricostruire. No da Giordania ed Egitto
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