fbpx
22 C
Comune di Massa
lunedì 23 Giugno 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Iran, Trump attacca e poi lancia il MIGA per cambio di regime: “Perché no?”

(Adnkronos) – Donald Trump aveva 'congelato' momentaneamente la decisione di intervenire nella guerra tra Israele e Iran, concedendo a Teheran due settimane di tempo per negoziare. Sabato sera invece il presidente Usa ha dato l'ok ad attaccare i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. E, neanche 24 ore dopo, lancia il MIGA, acronimo che riecheggia il MAGA, Make America great again. In un post su Truth social il presidente americano ha scritto: "Non è politicamente corretto usare il termine 'cambio di regime', ma se l'attuale regime iraniano non è in grado di RENDERE GRANDE L'IRAN, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime? MIGA!". L'Operazione Martello di Mezzanotte ha coinvolto 7 bombardieri B-2 – con 14 bombe GBU sganciate – e sottomarini che hanno lanciato missili Tomahawk, come ha illustrato il generale Dan Caine, capo di stato maggiore. I raid hanno "devastato" il programma nucleare iraniano, ha detto il segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, in un briefing al Pentagono.  
Trump su Truth social ha affermato che "i danni ai siti nucleari in Iran sono monumentali. Gli attacchi sono stati duri e precisi. I nostri militari hanno dato prova di grande abilità. Grazie!". In realtà, nel sito di Fordow, secondo l'Aiea non è ancora chiaro il livello dei danni. A Fordow, "il principale luogo di arricchimento dell'uranio iraniano al 60%, sono visibili crateri che indicano l'uso da parte degli Stati Uniti d'America di munizioni a penetrazione sotterranea", ha affermato il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ribadendo che al momento nessuno, compresa l'Agenzia da lui guidata, è in grado "di valutare i danni sotterranei a Fordow". Ora Washington sta osservando Teheran per capire se attaccherà le truppe americane nella regione o continuerà il suo programma nucleare bellico, ha spiegato il vicepresidente JD Vance, parlando di un "momento molto delicato": per Vance i prossimi passi dell'Iran saranno chiari in 24 ore. "Gli Stati Uniti non sono in guerra con l'Iran", ha sottolineato. Teheran da anni insiste sulla natura pacifica del suo programma nucleare.  Dopo i raid Usa contro i tre siti nucleari in Iran, al Muro del Pianto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha pregato per il "successo della guerra contro l'Iran e per Trump". Poi, in conferenza stampa, ha detto che la campagna militare di Israele in Iran non durerà "oltre il necessario", "siamo impegnati a raggiungere i nostri obiettivi, quando questi obiettivi saranno raggiunti, l'operazione terminerà e i combattimenti cesseranno. Abbiamo lanciato questa operazione per eliminare la minaccia nucleare e quella dei missili balistici. Siamo molto vicini al raggiungimento di questi obiettivi". Gli occhi del mondo ora sono sull'Iran e sulla reazione di Teheran dopo l'attacco Usa. Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha partecipato a una manifestazione di protesta a Teheran. Le immagini sono state diffuse dalla tv di Stato iraniana. "Vendetta", hanno gridato i manifestanti radunati a piazza Enghelab, nel cuore della capitale iraniana. Secondo le immagini pubblicate dall'agenzia di stampa Fars, i manifestanti hanno alzato i pugni in aria e sventolato bandiere nazionali. I video mostrano cartelli con scritto "Abbasso gli Usa, abbasso Israele" e "L'Iran è la nostra patria. Il suo suolo è il nostro onore, la sua bandiera è il nostro sudario".  Pezeshkian ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese, Emmanuel Macron. "Gli americani devono avere una risposta alla loro aggressione", ha detto il presidente iraniano, stando a quanto riferisce l'agenzia ufficiale iraniana Irna. "La nostra Nazione non si arrenderà mai al bullismo" ed è "naturale che reagisca in modo appropriato alle aggressioni", ha affermato Pezeshkian, secondo le dichiarazioni pubblicate sul sito della presidenza iraniana. L'Iran è pronto alla difesa "con tutti i mezzi necessari", si legge in una dichiarazione diffusa via X dal portavoce della diplomazia di Teheran, Esmaeil Baqaei. Anche Baqaei ha accusato Trump di "bullismo a livello globale", insistendo sul "diritto alla legittima difesa" della Repubblica Islamica. Mentre da un consigliere dell'ayatollah Ali Khamenei è arrivata una minaccia: le basi americane usate per l'attacco ai siti nucleari iraniani "saranno considerate obiettivi legittimi". "Ogni Paese nella regione o altrove usato dalle forze americane per colpire l'Iran – ha detto Ali Akbar Velayati, citato dall'Irna – sarà considerato un obiettivo legittimo per le nostre forze armate". "Non c'è più posto per l'America o per le sue basi in questa regione e nel mondo islamico – ha scandito – L'America ha attaccato il cuore del mondo islamico e deve aspettarsi conseguenze irreparabili, perché la Repubblica Islamica non tollererà alcun insulto o aggressione nei suoi confronti".  "Anche ipotizzando la completa distruzione dei siti (nucleari), la partita non è finita – ha avvertito ancora – I materiali arricchiti, le conoscenze interne e la volontà politica rimangono intatti, e le sorprese continueranno". Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato a Mosca per colloqui con il presidente russo, Vladimir Putin, e "altri alti funzionari russi". Araghchi ha chiesto al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di condannare gli Stati Uniti nei “termini più forti possibili” per gli attacchi agli impianti nucleari iraniani. In una lettera indirizzata a Guterres e pubblicata sul sito del ministero degli Esteri prima della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu a New York, Araghchi ha affermato che il governo statunitense deve essere “ritenuto responsabile di questo attacco criminale”. “La riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza convocata per affrontare questo atto di aggressione dovrebbe emettere una condanna chiara, ferma e inequivocabile degli Stati Uniti come membro permanente del Consiglio di Sicurezza”, ha dichiarato il capo della diplomazia di Teheran. Che poi ha avvertito: "Il mondo sta guardando, l'inazione non solo esacerberà questa crisi, ma minerà ulteriormente la sicurezza globale". "Ho ripetutamente condannato qualsiasi escalation militare in Medio Oriente. Il popolo della regione non può sopportare un altro ciclo di distruzione. Eppure, ora rischiamo di scivolare in un vortice di ritorsioni dopo ritorsioni", ha detto Guterres durante la riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, definendo gli attacchi statunitensi contro l'Iran una "svolta pericolosa in una regione già provata". Tra le mosse di Teheran c'è la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz. Il Majlis, il Parlamento di Teheran, "è arrivato alla conclusione che lo Stretto di Hormuz debba essere chiuso, ma la decisione finale in merito spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale", sono state le parole del generale dei Guardiani della Rivoluzione, Esmail Kowsari, che siede nella commissione Sicurezza nazionale del Majlis, riportate dall'iraniana Press Tv.  Lo Stretto di Hormuz è una rotta strategica per il trasporto di petrolio e Gnl. 'Corridoio marittimo' fra Iran e Oman, collega il Golfo Persico con il Golfo dell'Oman e il Mar arabico.  La chiusura dello Stretto di Hormuz sarebbe una mossa "suicida" per l'Iran, secondo il vicepresidente americano Vance. "La loro intera economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Se vogliono distruggere la loro economia e causare disordini nel mondo, credo che la decisione spetti a loro – ma perché dovrebbero farlo? Non credo che abbia alcun senso", ha detto Vance ai microfoni di Nbc News. Il ministero degli Esteri russo ha condannato l’attacco condotto dagli Stati Uniti. "Mosca condanna con la massima decisione gli attacchi sferrati all’alba del 22 giugno dagli Stati Uniti contro una serie di impianti nucleari in Iran, compiuti a seguito delle aggressioni israeliane alla Repubblica Islamica – si legge nella dichiarazione ufficiale del ministero – La decisione irresponsabile di colpire con missili e bombe il territorio di uno Stato sovrano, qualunque sia la giustificazione fornita, rappresenta una palese violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”. Anche la Cina "condanna con forza" l'attacco ai siti nucleari in Iran. E' quanto afferma un portavoce del ministero degli Esteri del gigante asiatico, in una dichiarazione pubblicata sul sito web del dicastero che parla di un'"azione da parte degli Stati Uniti che costituisce una violazione grave" della "Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale" e che "aggrava le tensioni in Medio Oriente". Prosegue intanto l'escalation militare tra Israele e Iran. Le Forze di difesa israeliane (Idf) in serata hanno annunciato una nuova ondata di attacchi contro siti militari iraniani a Teheran e nell'Iran occidentale da parte dei caccia dell'Aeronautica militare israeliana. La premier Giorgia Meloni ha chiamato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per fare il punto della situazione in Medio Oriente. La telefonata della presidente del Consiglio ci sarebbe stata alla luce della call di governo con i ministri competenti sull'Iran e il giro di contatti con i leader europei e della penisola arabica.  "Con tutti gli interlocutori è stata condivisa e data massima rilevanza alla necessità di lavorare per una rapida ripresa dei negoziati tra le parti, al fine di evitare un ulteriore allargamento del conflitto e di giungere a una soluzione politica della crisi", si legge in una nota di Palazzo Chigi. "I raid aerei condotti nella notte dagli Stati Uniti contro tre siti iraniani di arricchimento dell’uranio rappresentano un cambiamento radicale dello scenario strategico in Medio Oriente. Si apre una crisi molto più ampia, la cui evoluzione desta forte preoccupazione – ha affermato in una nota il ministro della Difesa, Guido Crosetto – È ragionevole attendersi, da parte dell’Iran, una risposta molto più forte, che potrebbe non limitarsi al solo teatro regionale e coinvolgere obiettivi americani e interessi occidentali in aree sensibili del globo". Al Viminale si è svolto il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con la partecipazione delle Forze dell’ordine, delle agenzie di intelligence e delle strutture preposte alla cybersicurezza. Al termine del Comitato nazionale, su impulso del ministro Piantedosi, sono state potenziate le attività di prevenzione e analisi dei rischi per la sicurezza interna, con particolare attenzione alle misure di contrasto al terrorismo. Massima allerta sugli obiettivi ritenuti sensibili: attualmente, in Italia, sono oltre 29.000 i siti sottoposti a vigilanza, tra cui oltre 10mila infrastrutture critiche. Tra questi, circa un migliaio riguardano interessi statunitensi e israeliani. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Comune di Massa
cielo sereno
22 ° C
26.7 °
22 °
73 %
2.1kmh
0 %
Lun
26 °
Mar
28 °
Mer
29 °
Gio
28 °
Ven
30 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS