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LIVORNO – Maxi frode bonus facciate, sequestrati 18 milioni. 11 denunciati
Maxi frode bonus facciate, operazione della Guardia di Finanza di Livorno. Undici persone denunciate, dieci società edili coinvolte, sequestro di crediti fiscali fittizi per oltre 18 milioni di euro.
Rete criminale, ideata e gestita dal titolare di uno studio di consulenza fiscale con sede del milanese.
Le Fiamme Gialle del Gruppo di Livorno hanno dato esecuzione a ulteriori due decreti di sequestro preventivo emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Livorno, aventi ad oggetto crediti fittizi per un ammontare complessivo pari a oltre 33 milioni di euro per le ipotesi di reato della truffa aggravata ai danni dello Stato e di indebite compensazioni di crediti d’imposta perpetrate da un’articolata rete criminale, ideata e gestita dal titolare di uno studio di consulenza fiscale avente sede nel milanese con il diretto coinvolgimento di 10 società edili, dislocate sull’intero territorio nazionale.
L’indagine scaturisce da una mirata analisi di rischio e incrocio di dati, sviluppata in sinergia con l’Agenzia delle Entrate, sfociata quindi in un’attività di polizia giudiziaria coordinata Procura della Repubblica di Livorno. Le investigazioni hanno approfondito la effettiva spettanza del Bonus Facciate per la realizzazione di interventi finalizzati alla ristrutturazione e riqualificazione degli edifici esistenti. Tale beneficio, illustra Guardia di Finanza, consente la detrazione fiscale delle spese sostenute negli anni 2020 e 2021 nella misura del 90% ovvero la possibilità di utilizzare un credito d’imposta di pari importo cedibile a terzi e, quindi, monetizzabile ai sensi dell’art. 121 del Decreto Rilancio.
Dopo un primo sequestro di 8.334.092 milioni di euro eseguito lo scorso anno, i militari del Gruppo di Livorno hanno proseguito gli accertamenti, approfondendo le anomalie e gli allert di rischio emersi a carico del commercialista, artefice della frode. In particolare, tramite l’acquisizione e l’analisi delle comunicazioni d’opzione inviate telematicamente dal commercialista all’Agenzia delle Entrate per l’ottenimento dei (falsi) crediti d’imposta, è stato possibile attenzionare la posizione fiscale di altre otto imprese edili (oltre alle due già indagate) risultate essere – quali cessionarie dei crediti di imposta fittizi – società attive ma non operative. Dotate di una minima struttura patrimoniale e aziendale, di recente costituzione i cui rappresentanti legali vantavano diversi precedenti penali.
E’ pertanto emersa l’incapacità strutturale delle suddette società a svolgere i lavori edili in relazione ai quali avevano maturato cospicui crediti di imposta. Per tale motivo, i rappresentanti legali delle suddette società sono stati deferiti all’A.G. labronica, mentre i proprietari degli immobili oggetto di ristrutturazione edilizia hanno negato di aver eseguito interventi di manutenzione sui propri appartamenti facenti parte di svariati plessi condominiali.
Tra l’altro i lavori ed i relativi costi, del tutto fittizi, risultano assolutamente incoerenti con la ridotta metratura degli appartamenti indicati nelle dichiarazioni inviate all’Agenzia delle Entrate; dichiarazioni che, tuttavia, hanno generato nei cassetti fiscali un imponente ed illecito credito d’imposta, bloccato dalle Fiamme Gialle e dall’Agenzia delle Entrate poco prima che venisse monetizzato in danno dello Stato.
Un sodalizio, dunque, preordinato a generare solo cartolarmente – mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti ed invio telematico delle comunicazioni prescritte dagli artt. 119 e 121 del Decreto Legge nr. 34/2020 – crediti d’imposta fittizi successivamente ceduti, per essere monetizzati, nel cassetto fiscale delle suddette società edili.
Il meticoloso e certosino lavoro svolto dai Finanzieri del Gruppo labronico ha permesso di ricostruire la filiera delle cessioni dei crediti d’imposta fittizi effettuate dalle suddette imprese indagate, facenti parte del sodalizio criminale e di sottoporre a sequestro un ammontare di crediti fiscali fittizi complessivamente pari a 18.225.441,74 euro appena prima che venissero incassati e se ne perdesse traccia.
“È bene, infine, ribadire come il colletto bianco, artefice della frode sia stato sottoposto a misura cautelare personale di tipo interdittivo”.