LIVORNO – Folla per Scurati a Livorno, centinaia di persone per lo scrittore sul palco della rassegna letterario ‘LeggerMente’ a Villa Fabbricotti.
La prima volta di Antonio Scurati a Livorno, anche il sindaco Luca Salvetti ad applaudire Scurati. Sotto i riflettori per la presentazione del suo libro ‘Fascismo e populismo. Mussolini oggi’ condotta dalla giornalista Elisabetta Cosci.
Con un lungo firmacopie dopo l’incontro, tanti i giovani con i libri sotto braccio per la firma di Scurati.
Antonio Scurati: “Sono veramente contento di essere a Livorno. C’è il sindaco. Non c’ero mai stato in vita mia. E’ grave. Però io questa città la conosco. Una città che ho a cuore per ciò che rappresenta nella storia di questo Paese. Nella storia anche del fascismo e dell’antifascismo. Non è il primo invito a Livorno. E’ la prima volta che riesco a venire. Per scusarmi di 55 anni di assenza dico che questa estate ho accettato solo due inviti e uno di questi è Livorno”.
Poi Scurati: “Mi è parso di capire abbastanza presto che qualcosa stava tornando. C’erano molti segnali che annunciavano prepotente il ritorno dell’estrema destra. Ho cominciato a lavorare al progetto di questo grande, per dimensioni, romanzo su Mussolini e sul fascismo più di dieci anni fa. Mi sono presto convinto che al di là delle suggestioni era fuorviante aspettarsi il ritorno del fascismo in quanto tale. Attendere l’arrivo delle camicie nere che battessero alla tua porta col manganello significava sottovalutare il problema. Perché quello non sarebbe accaduto. Anche se di recente qualche dubbio viene. Il fascismo è stato un fenomeno prettamente storico e quindi come tutti i fenomeni storici non si sarebbe presentato nella stessa forma un’altra storia. Attendere il ritorno delle camicie nere col manganello significava guardare nella direzione sbagliata. Significava omettere di vedere ciò che di quell’esperienza terribile si preparava a tornare, ma era già tornata.
La mia tesi è che Mussolini non sia stato l’ideatore del fascismo ma anche il primo dei populisti. Mussolini il primo populista e alcune delle caratteristiche del Mussolini populista che sono anche separabili da quelle del Mussolini fascista non stavano tornando, ma erano già tornate. E guardare con timore al possibile ritorno del fascismo significa non rendersi conto di quale è la vera minaccia che grava sulla democrazia liberale. Non è una minaccia che dobbiamo attendere dal futuro. E’ già in atto. E’ già al governo. E lo è stata anche prima di questo governo. Nei governi precedenti. E proviene dai partiti, movimenti cosiddetti populisti sovranisti. I quali rappresentano una minaccia non per la sopravvivenza stessa della democrazia.
E’ una minaccia che verte sulla qualità della vita democratica che si muove all’interno delle regole del gioco democratico. Per raggiungere il potere. E di lì erodere i capisaldi, i valori, l’architettura della democrazia istituzionale e morale. Ogni giorno fare questa opera di erosione. Il cui risultato non è l’assalto al Campidoglio. Ma la soppressione, l’avvelenamento dei pozzi della vita democratica.
Ed è una minaccia tanto più pericolosa quanto più subdola, corrosiva, erosiva, sottile, quotidiana. Ci chiama a una risposta di militanza quotidiana a favore della democrazia. Fatta di piccoli gesti, contrapposizioni costanti, pazienza. Di un no, di un altro no detto ogni giorno. Anche un no sulle questioni piccole. Io lo apparento a un altro compito quotidiano che non ha nulla di eroico ma è altrettanto importante, cioè quello della cura dell’educazione dei propri figli”.