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Il calcolo della pensione: retributivo, contributivo, misto

Il sistema di calcolo della pensione ha avuto negli anni una notevole evoluzione. Parole come retributivo, misto e contributivo sono entrate nel gergo comune quando si parla di pensioni. Molti affermano, spesso a ragione, che i sistemi di calcolo introdotti nel tempo siano sempre andati a penalizzare i neo-Pensionati. Ma non sempre è così e da quando per alcuni casi è stata resa possibile la scelta del sistema di calcolo si possono avere delle sorprese.

Le principali modifiche al sistema di calcolo della pensione

Per capirci qualcosa occorre fare un piccolo passo indietro e vedere come sono cambiate nel profondo le metodologie di calcolo della pensione.

Prima del 1995 e della c.d. Legge Dini vigeva il sistema di calcolo retributivo. Il meccanismo era semplice e mirato a rendere l’importo della pensione il più simile possibile agli ultimi stipendi. Quindi il calcolo della singola quota di pensione era basato sulla retribuzione percepita negli ultimi anni, rapportata al periodo lavorato e moltiplicato per una aliquota di rendimento. Il meccanismo era sicuramente favorevole al pensionato ma molto costoso per le casse dello Stato, ed è per questo che nel tempo è stato via via modificato.

Una prima importante revisione è avvenuta nel 1993 con la Riforma Amato, che ha mirato a ridurre l’importo della pensione, aumentando l’età pensionabile, allungando il periodo di riferimento per il calcolo e modificando i coefficienti di rivalutazione. Quindi dal 1993, la pensione inizia ad essere calcolata su due quote: la quota A calcolata come nel passato e la quota B considerando le retribuzioni successive al 1993 in modo più restrittivo.

Nel 1995 la Legge Dini introduce il sistema di calcolo contributivo per i periodi lavorati dopo il primo gennaio 1996, salvaguardando però coloro con almeno 18 anni di contributi versati. A quelli che ne avevano meno, si inizia così ad applicare il sistema di calcolo misto, cioè retributivo per i periodi ante 1995 e contributivo per i periodi successivi all’anno 1996 mentre, per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il primo gennaio 1996, il calcolo della pensione inizia ad essere interamente con il nuovo sistema contributivo, con l’abbandono definitivo del più favorevole sistema di calcolo retributivo. Il nuovo meccanismo introdotto non tiene più conto della retribuzione percepita negli ultimi anni, ma del totale dei contributi versati – montante contributivo -rivalutati annualmente, ai quali si applica il coefficiente di trasformazione, che aumenta con l’età del richiedente la pensione. Quindi si passa ad un sistema di calcolo non più basato sulle reali retribuzioni percepite, ma sui contributi versati per esse, corrispondenti a circa il 33 % del loro valore.

L’ultimo intervento che citerei è la riforma Fornero, forse la più nota e la più evocata tra le riforme pensionistiche, che ha introdotto tra le tante modifiche, anche una ulteriore penalizzazione nel calcolo della pensione a partire dal 2012 per i lavoratori con oltre 18 anni di contributi prima del 1995, gli unici che fino ad allora erano stati salvaguardati, mantenendo il diritto al calcolo della propria pensione interamente con il sistema retributivo. Dal 2012 invece, in forza di questa riforma, anche per loro si passa al sistema misto, dove l’importo della pensione è la somma di due quote. La prima, retributiva, calcolata sulle retribuzioni maturate solo fino al 31 dicembre 2011, la seconda contributiva, relativa ai periodi successivi al primo gennaio 2012.

Quale calcolo conviene di più

L’introduzione del nuovo sistema di calcolo contributivo ha introdotto per alcune categorie di lavoratori, la possibilità di scelta. La norma consente infatti a coloro che abbiano meno di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995, di poter optare per il sistema interamente contributivo. Ma chi può trarne beneficio. Un primo aspetto da considerare è che il sistema contributivo favorisce una maggiore flessibilità in tema di uscita dal lavoro. Per quanto riguarda l’importo della pensione invece, l’opzione al contributivo in linea generale potrebbe convenire a coloro che nella propria vita lavorativa possano vantare retribuzioni più alte e che si trovino a chiedere la pensione in età più avanzata, quindi con carriere più lunghe e coefficienti di trasformazione maggiori. Alla fine, per questi soggetti il calcolo potrebbe produrre una pensione più alta rispetto a quella che potrebbero ricevere applicando il sistema di calcolo misto, cioè quello parzialmente retributivo. Prima di optare per una scelta o per l’altra è però opportuno verificare attentamente la propria condizione. Per far questo si può effettuare un calcolo previsionale della pensione futura con i due sistemi di calcolo, utilizzando gli strumenti disponibili in rete, ad esempio sul sito istituzionale dell’INPS- www.inps.it – per evitare delle brutte sorprese. La legge prevede infatti che l’opzione sia irreversibile e una volta esercitata essa non consente ripensamenti.

Alessandro Tanzi

© Riproduzione riservata

Ho maturato varie esperienze lavorative e professionali in ambito previdenziale. Sono stato Direttore dell'ex-SCAU di Lucca e dopo il passaggio in INPS ho ricoperto vari incarichi all’interno dell’Istituto. Ho svolto attività di docenza esterna in materia previdenziale per l'Università di Pisa, per gli Ordini professionali degli Agronomi e dei Consulenti del Lavoro di Livorno e della Sardegna e per Associazioni di categoria della Toscana. Sono attualmente Responsabile di Agenzia. Sono stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica nel 2023.
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