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Nel corso delle indagini, oltre ai sequestri operati, è stato contestato agli indagati un traffico di circa 250 chili di stupefacente, immessa sul territorio nazionale, per un valore di mercato al dettaglio stimato in 15 milioni di euro.
Le indagini, avviate nei primi mesi dello scorso anno, costituiscono l’ulteriore evoluzione, spiega in un comunicato la Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, di quelle concluse dal nucleo investigativo perugino a giugno e agosto del 2022 nel cui ambito erano stati raggiunti, tra provvedimenti cautelari e arresti in flagranza, 45 soggetti, sequestrati 24 chili di eroina e 150.000 euro.
Dall’indagine è emerso che il gruppo, definito unitario e piramidale, era solito utilizzare come base logistica un’abitazione presa in affitto nel centro di Perugia presso la quale sarebbero stati stoccati e rivenduti, in pochi mesi, centinaia di chili di droga.
I carabinieri ritengono che attraverso di decine di pusher venivano quotidianamente alimentate le piazze di spaccio di Umbria, Toscana, Marche e Campania.
Gli sviluppi investigativi hanno permesso di appurare che il principale canale di rifornimento dello stupefacente per l’associazione era il nord Europa.
Al soggetto ritenuto del ‘Clan dei Casalesi’, il provvedimento cautelare è stato notificato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove – riferisce sempre la procura – si trova rinchiuso per estorsione.
In più circostanze è stato accertato anche il ricorso alla pericolosissima tecnica dell’impiego dei “corrieri ovulatori”: in un caso, addirittura, è stato monitorato un soggetto (poi arrestato) che aveva ingoiato 42 involucri di eroina, trasportando così quasi mezzo chilogrammo di sostanza. Data la rilevanza dei quantitativi trattati e del conseguente ingente valore delle singole partite, l’associazione disponeva anche di un chimico deputato a testare le qualità dello stupefacente attraverso appositi reagenti e attrezzatura da laboratorio, prima di dare l’assenso alla conclusione dell’affare.
Il GIP di Perugia, considerata la gravità indiziaria in ordine anche al reato associativo finalizzato al traffico di sostanze di stupefacenti, ricorrendo la sussistenza delle esigenze cautelari – tra le quali il pericolo di reiterazione dei reati e il pericolo di fuga degli indagati – valutata la pericolosità sociale ha emesso per 10 indagati la misura della custodia in carcere, per 3 la misura degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza e per altri 11 la misura dell’obbligo di presentazione quotidiana alla PG territorialmente competente.
Dei 24 soggetti destinatari della misura cautelare 4 sono attualmente irreperibili sul territorio nazionale per i quali sono state attivate ricerche anche in ambito internazionale.