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Città fantasma entro il 2035: un negozio su cinque rischia di sparire

FIRENZE – Le nostre città stanno cambiando volto, e non in meglio. Le luci si spengono, le saracinesche si abbassano e quella rete di ‘botteghe’ che ha fatto la storia dei nostri centri storici si sta sfilacciando. L’allarme arriva forte e chiaro dall’Ufficio Studi di Confcommercio: senza un’inversione di rotta, ci dirigiamo verso la desertificazione commerciale.

I numeri, presentati in vista dell’evento inCittà a Bologna, sono impietosi. Negli ultimi dodici anni, l’Italia ha perso oltre 140mila attività al dettaglio. Tra negozi in sede fissa e ambulanti, è una vera emorragia. E il futuro fa paura: le stime indicano che, entro il 2035, potrebbero chiudere altre 114mila imprese. Significa che un negozio su cinque di quelli oggi aperti è destinato a sparire.

Il caso Toscana: 8.600 fondi vuoti

Se il dato nazionale preoccupa, quello toscano deve far riflettere le amministrazioni locali. La nostra regione è tra le più colpite dal fenomeno dei locali sfitti. Secondo le stime di ottobre 2025, in Toscana ci sono ben 8621 negozi vuoti.

Non è solo un numero: è il segno tangibile di una crisi che morde. In termini percentuali, il 19,4% della rete distributiva toscana è sfitto. Quasi un fondo commerciale su cinque è inutilizzato. Un dato che ci posiziona nella parte alta della classifica negativa nazionale, peggio di regioni come Lombardia o Veneto (dove la percentuale di sfitti è più bassa rispetto al totale), evidenziando una difficoltà specifica dei nostri tessuti urbani.

Chi chiude e chi resiste

La crisi non colpisce tutti allo stesso modo. A soffrire di più sono i negozi tradizionali: abbigliamento, calzature, mobili e ferramenta registrano crolli a doppia cifra. Spariscono anche i distributori di carburante e le edicole.

Chi sopravvive? Crescono le farmacie (+16,9%) e i negozi di tecnologia. Ma soprattutto, cambia la natura delle città: il commercio lascia spazio alla ristorazione e al turismo. Bar e ristoranti aumentano, così come le strutture ricettive extralberghiere (B&B e case vacanza), che sono esplose con un +92%. Le città diventano luoghi di consumo turistico, perdendo i servizi essenziali per i residenti.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, non usa mezzi termini. “La desertificazione è un problema sociale. Ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza e meno attrattività”. Il rischio concreto è quello di ritrovarsi, nel 2035, con delle ‘città fantasma’.

Le proposte per salvare i centri storici

Non c’è più tempo per l’inerzia. Confcommercio ha lanciato un appello per un’Agenda urbana nazionale. Serve una collaborazione stretta tra governo, regioni e Comuni. Le proposte sul tavolo sono concrete:

Riqualificazione dei locali sfitti: servono incentivi fiscali e patti tra proprietari e imprese per riaprire i fondi chiusi. Sostegno fiscale: tasse più eque per chi mantiene vivo il commercio di prossimità. Integrazione digitale: aiutare i piccoli negozi a competere anche online, senza subire passivamente l’e-commerce. Logistica sostenibile: ripensare il modo in cui le merci entrano ed escono dai centri storici.

Per la Toscana, terra di borghi e città d’arte, la sfida è doppia: mantenere l’identità locale senza trasformare i centri storici in semplici vetrine per turisti, svuotate di servizi per chi ci abita.

REDAZIONE

© Riproduzione riservata

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