FIRENZE – La procura di Roma si prepara ad avviare una maxi-inchiesta che accorperà due filoni di indagine: quello sul gruppo Facebook Mia Moglie, accusato di revenge porn, e quello sul sito Phica.eu, piattaforma al centro di numerose denunce per contenuti sessisti e diffamatori. Al momento i fascicoli sono separati, ma saranno presto gestiti unitariamente, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, non appena sarà completata l’informativa della Polizia Postale.
Se la vicenda di Mia Moglie appare più lineare – trattandosi di immagini di donne diffuse senza consenso da parte di partner o ex compagni – il caso Phica.eu è più complesso e apre a ipotesi di reato ulteriori, dalla diffamazione aggravata alla violazione della privacy fino all’estorsione. Secondo gli inquirenti, infatti, gli amministratori avrebbero preteso somme di denaro, in alcuni casi fino a 2mila euro, per la cancellazione di contenuti offensivi. Il sito, attivo dal 2005 con circa 38mila iscritti, si appoggerebbe a server situati anche all’estero, in Paesi come Russia e Cina, per sfuggire ai controlli.
Il principale indagato è Vittorio Vitiello, 45enne originario di Pompei e residente a Firenze, titolare di una società di pubblicità online. Vitiello è già stato ascoltato dalla procura fiorentina, dopo la denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro, la cui immagine era stata pubblicata sul sito insieme a quelle di altre figure pubbliche, accompagnata da commenti sessisti. Proprio a Firenze è stato aperto un fascicolo per diffamazione, incentrato sulla vicenda della prima cittadina.
Sul fronte delle vittime, l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace ha avviato una class action che ha raccolto centinaia di denunce, con l’obiettivo di fare pressione sia sul piano giudiziario sia su quello politico. Intanto, diverse istituzioni, dal Garante della privacy al Parlamento, valutano misure più severe per contrastare la diffusione di contenuti offensivi e la violenza digitale.
Le indagini proseguono dunque su due fronti, Roma e Firenze, con ipotesi di reato che spaziano dal revenge porn all’estorsione, in un quadro che mette in luce la pericolosità di un fenomeno capace di colpire tanto donne comuni quanto esponenti pubblici, con conseguenze sociali e personali di enorme gravità.
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