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Tra industria e green economy: questa la sfida del lavoro in Toscana per i prossimi anni

FIRENZE – La Toscana si prepara a una sfida occupazionale senza precedenti. Nei prossimi cinque anni serviranno tra 214.600 e 244.800 nuovi lavoratori, principalmente per sostituire chi andrà in pensione. A segnalarlo è la ricerca di Iref Acli per Acli Toscana, presentata ieri a Montemagno, Pistoia. Lo studio evidenzia una regione in piena trasformazione, tra transizione digitale, ecologica e cambiamenti demografici, e un mercato del lavoro che fatica a stare al passo.

I settori con la maggiore richiesta saranno industria e pubblica utilità (oltre 57mila posti), seguiti dai servizi alla persona (55.700) e dai servizi alle imprese (41.500). Cresce la domanda anche in commercio, pubblica amministrazione e turismo. Le figure più richieste saranno tecnici e impiegati specializzati, operatori commerciali e operai qualificati. Quasi metà dei nuovi posti richiederà diplomi tecnici o professionali, mentre più di un terzo sarà destinato a laureati o diplomati ITS. Il settore privato potrà contare su un 31,9% di lavoratori stranieri, la quota più alta in Italia.

Nonostante la forte domanda, il mercato toscano mostra fragilità evidenti. Nel 2024 gli avviamenti lavorativi hanno superato le 884mila unità, ma più della metà dei contratti è a tempo determinato e solo il 10% è a tempo indeterminato, con effetti sulla stabilità economica delle famiglie.

A preoccupare sono anche le competenze. Per le posizioni digitali il 55,5% dei profili è difficile da reperire, e i giovani under 30 coprono solo il 30% delle posizioni qualificate. Situazione analoga nella green economy, dove oltre 286mila posti richiedono competenze ambientali, ma più della metà resta scoperta e meno di un terzo riguarda giovani.

Il quadro demografico accentua le criticità. La forza lavoro toscana invecchia rapidamente: il rapporto tra anziani (60–69 anni) e giovani (20–29 anni) è passato da 88 ogni 100 nel 1993 a 143 nel 2023 e potrebbe salire a 170 entro il 2033. Questo fenomeno rischia di creare un mismatch generazionale, con settori strategici in difficoltà nel sostituire chi va in pensione, soprattutto nelle aree interne.

La Toscana è davanti a un bivio – spiega Elena Pampana, presidente di Acli Toscana –. Servono manodopera e competenze tecniche, digitali e ambientali. È fondamentale ricucire la frattura tra sistema educativo, imprese e comunità, attraverso un grande patto formativo. Solo così la regione potrà affrontare le transizioni senza lasciare indietro nessuno”.

Anche la provincia di Pistoia evidenzia segnali contrastanti. Con 49.841 avviamenti nel 2024 mostra una buona tenuta occupazionale, ma permane precarietà diffusa e bassa incidenza di contratti stabili, sottolinea Tommaso Braccesi, presidente delle Acli pistoiesi. Braccesi sottolinea la necessità di politiche attive mirate, capaci di promuovere occupazione stabile, qualificata e inclusiva, con attenzione particolare a giovani e transizioni digitali ed ecologiche.

REDAZIONE

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